Foibe: la Meloni è andata fuori di melone
Di seguito la dichiarazione di Giorgia Meloni, pubblicata domenica scorsa da il Giornale, sulla polemica nata dalle sacrosante dichiarazioni di Tomaso Montanari sul Giorno del Ricordo:
"Da qualche giorno, con un crescendo inquietante di dichiarazioni sempre più intrise di odio politico, ci troviamo costretti a leggere gli sproloqui di Tomaso Montanari «intellettuale» vip della sinistra e prossimo rettore dell'Università per Stranieri di Siena che propone la cancellazione del Giorno del Ricordo per i martiri delle Foibe. Ossia il 10 febbraio, data solenne sancita da una legge dello Stato approvata nel 2004. Per lui in spregio al monito del presidente Sergio Mattarella nient'altro che un'operazione di «revisionismo di Stato» frutto della propaganda della destra.Su La Stampa di ieri, il professore del quale non sono note ricerche scientifiche riguardo la materia su cui si avventura si è prodigato in una serie di sciocchezze sulla tragedia che ha coinvolto migliaia e migliaia di italiani trucidati dai partigiani comunisti di Tito: «Non ci furono milioni di infoibati, probabilmente furono cinquemila, tra i quali molti erano fascisti e nazisti, altri erano innocenti». Altri erano innocenti Se è già falso e puro riduzionismo dire che nelle foibe sarebbero morte cinquemila persone, il folle messaggio che passa dalle sue parole è che infoibare migliaia di «fascisti» non sia stato un crimine. È proprio sulla base di questo estremismo che personaggi alla Montanari giustificano e minimizzano da anni la brutale uccisione di Norma Cossetto, ragazzina torturata e stuprata in branco dai «partigiani» e poi gettata viva in una foiba per la grave colpa di non essere stata ostile al fascismo (come gran parte degli italiani di allora).Ecco, mi chiedo, con molta serietà e preoccupazione, se questo odio e questa violenza rappresenteranno la «linea» didattica dell'Università per stranieri di Siena, nella quale parole del futuro rettore ha promesso che insegnerà ai ragazzi «i valori dell'antifascismo in modo militante». Al di là della perplessità sulle materie da insegnare in un Ateneo (paghiamo per questo cara ministra Messa con i soldi pubblici Montanari?), mi piacerebbe sapere se i «valori» di cui parla l'esperto di arte siano quelli che hanno ispirato chi ha colpito a morte, tra i molti, Sergio Ramelli o animato la mano di chi ha arso vivi i fratelli Mattei, e cioè che la violenza contro i «fascisti» non solo è giustificata, ma è da incoraggiare.Nella sua intervista a La Stampa Montanari scrive che «c'è troppa tolleranza verso i fascisti», concetto che aveva già sviluppato, questa volta su il Fatto Quotidiano: «Sembriamo aver dimenticato che per i fascisti e solo per i fascisti non valgono tutte le garanzie costituzionali: per esempio, non valgono la libertà di associazione e di espressione».Insomma per Montanari ai «fascisti» vanno tolti tutti i diritti, anche quello di non essere ammazzati dagli «anti». Già questa sarebbe una follia fuori dall'insieme di valori della civiltà occidentale, secondo la quale il rispetto della persona umana si concede anche al peggiore degli individui, ma c'è di più. Perché l'elenco di questi «fascisti» ai quali togliere ogni diritto e da prendere a fucilate all'occorrenza, lo stila lo stesso Montanari, insieme ai suoi soliti compagni di merende. E, ovviamente, nell'elenco ci sono tutti i partiti di destra, anche quelli rappresentati in Parlamento.Qualche mese fa nel salotto di Lilli Gruber, Montanari teorizzava questa sentenza: «Non vi è dubbio che il partito della Meloni sia il punto di riferimento di quel risveglio del fascismo storico in questo Paese». Se ci fosse qualche poveretto che prendesse seriamente le farneticazioni di Montanari, quindi, oggi si sentirebbe legittimato a compiere qualsiasi atto, anche violento, anche incostituzionale, contro il pericolo fascista rappresentato da Fratelli d'Italia o da qualunque movimento individuato dai vari Montanari d'Italia.Che dire, insomma, davanti a tali assurdità? Non mi interessano le polemiche sterili, ancora di meno mi interessa parlare del millennio passato, di fascismo e comunismo. Provo pena per personaggi come Montanari (e ce ne sono diversi) che, in assenza di talento specifico, si affannano a costruirsi una carriera grazie a un antifascismo grottesco e da operetta. Ma ora si sta davvero superando il limite. In una democrazia evoluta, un professore o peggio un rettore non può diffondere messaggi di odio, discriminazione e violenza come questi. Cosa farà Montanari, vieterà ai professori e agli studenti di destra della sua università di esprimere le proprie opinioni? Così sono nati i Talebani, proprio con la propaganda estremista nelle università. Non è un problema di Fratelli d'Italia, è un problema per l'Italia, e mi auguro che qualcuno abbia la decenza di fermare questa pericolosa deriva".
Per gli estremisti di destra, diversamente antifascisti, storpiare la verità e riadattarne i contenuti alla convenienza della propria propaganda per smerciare il solito patriottismo d'accatto, che a seconda delle circostanze diventa eroico o vittimistico, è ormai luogo comune e stantio, tanto da non potersene più meravigliare.
Gianfranco Pagliarulo, Presidente nazionale ANPI, ha rilasciato sull'argomento la seguente dichiarazione all'Adnkronos:
"Lega e FdI accusano Montanari di negare il dramma delle foibe. Un film già visto, noioso e stantio: quando si parla di foibe si falsificano le parole dell'avversario. Montanari ha giustamente attaccato l'uso strumentale di questo dramma da parte di neofascisti e accoliti vari per imporre un revisionismo di Stato che equipara le foibe alla Shoah e nega la libertà di ricerca storica. Lega e FdI in rumorosa violazione dell'autonomia universitaria chiedono le dimissioni di Montanari da Rettore mentre strizzano continuamente l'occhio a CasaPound. Che squallore! Piena solidarietà a Tomaso Montanari".
È la stessa destra diversamente antifascista che qualche mese prima di istituire il Giorno del Ricordo pretese di riscrivere la storia del dopoguerra utilizzando il libro Il Sangue dei Vinti, di Pansa, con cui si voleva dimostrare che non solo i fascisti, repubblichini compresi, fossero brava gente, ma che i partigiani siano stati la disgrazia d'Italia. Naturalmente i revisionisti di allora, che sono gli stessi di oggi, pretendono di non esser definiti fascisti e vanno fuori di testa, come la Meloni, non appena qualcuno cerchi di rimettere i puntini sulle i.
Ma i principali responsabili di questa deriva non sono i "nipotini" e le "nipotine" di Almirante, ma la pseudo sinistra indolente e pantofolaia che da danni ha perso qualsiasi contatto con le proprie radici per correr dietro alle mode del momento, scimmiottando i politicanti di turno che si alternano alla ricerca del consenso.
Tutta gente che così ha finito per sostituire la propria memoria con il ricordo di altri.