Riapre il Santo Sepolcro dopo la marcia indietro del Comune di Gerusalemme
"We, the heads of Churches in charge of the Holy Sepulcher and the Status Quo governing the various Christian Holy Sites in Jerusalem - the Greek Orthodox Patriarchate, the Custody of the Holy Land and the Armenian Patriarchate - give thanks to God for the statement released earlier today by Prime Minister Netanyahu and offer our gratitude to all those who have worked tirelessly to uphold the Christian presence in Jerusalem and to defend the Status Quo.
After the constructive intervention of the Prime Minister, The Churches look forward to engagewith Minister Hanegbi, and with all those who love Jerusalem to ensure that Our Holy City, where our Christian presence continues to face challenges, remains a place where the three Monotheistic faiths may live and thrive together.
Following these recent developments we hereby announce that the Church of the Holy Sepulcher, that is the site of the crucifixion of Our Lord andalso of His Resurrection, will be reopened to the pilgrims tomorrow, February 28th, 2018 at 4.00 AM"
Quello sopra riportato è il comunicato congiunto con cui Theophilos III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, e Nourhan Manougian, patriarca armeno della Città santa, hanno annunciato la riapertura a partire dal 28 febbraio del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
La chiusura di uno dei monumenti simbolo di Gerusalemme era stata decisa dalle tre Chiese responsabili della basilica - il Patriarcato greco-ortodosso, la Custodia di Terra Santa e il Patriarcato armeno - per protestare contro la decisione del Comune di Gerusalemme che pretendeva dalle Chiese il versamento delle tasse comunali sugli immobili non adibiti al culto. In ballo, circa 650 milioni di shekel, oltre 151 milioni di euro.
Secondo le tre chiese cristiane, la decisione del Comune non teneva conto dello Status quo delle Chiese nella Città Santa, rispettato durante l’epoca ottomana, il mandato britannico, quello giordano e, finora, anche anche sotto quello israeliano. La contestazione fatta alla municipalità di Gerusalemme è che le Chiese non fanno affari per profitto, ma per garantire, in massima parte, opere che hanno una funzione sociale.
Ad esempio, la Custodia in Terra Santa offre alloggio a oltre 300 famiglie cristiane senza far loro pagar niente e finanzia molte scuole che, altrimenti, non riuscirebbero a sopravvivere. Ed a questo non bisogna neppur dimenticare che l’arrivo dei pellegrini a Gerusalemme è un'entrata per la municipalità, garantita dalla presenza delle Chiese che lo stesso Comune vuol tassare.
Ed è forse per questo motivo, a cui va anche aggiunto quello della protesta internazionale, che il Comune di Gerusalemme, con l'intervento anche del primo ministro israeliano, ha deciso di sospendere la richiesta di tassazione rimandando tutto ad un comitato israeliano che dovrà esaminare la questione. Quasi certamente, una via molto diplomatica per riporre la faccenda nel dimenticatoio e chiuderla l prima possibile in modo che l'immagine di Israele non venga ulteriormente offuscata, specie in occasione delle celebrazioni del 70° anniversario della fondazione dello Stato che si terranno a maggio.