L'Istat ha pubblicato gli ultimi dati relativi alla spesa sostenuta da privati e pubblico in ricerca e sviluppo. La ricerca fornita dal nostro istituto di statistica è molto accurata, e ci illustra glossario e metodologie relative, in modo che ognuno possa analizzarne e valutarne i contenuti. Quello che i dati non ci dicono è il raffronto della spesa in Italia relativa a questo campo, raffrontata con quella di altri Paesi con cui l'Italia compete.

In fondo, per capire il motivo per cui i nostro Pil non cresce o cresce meno rispetto ai Paesi concorrenti, sarebbe sufficiente paragonare il dato relativo alla ricerca e sviluppo in Italia con quanto invece le altre nazioni spendono in questo settore. Dato che, tra le altre cose, è uno dei motivi che porta molti dei pochi giovani formati in Italia ad andare a far fruttare all'estero le loro competenze, che oltretutto sono in gran parte state pagate con le tasse degli italiani.

In un mondo "globalizzato" dove la conoscenza dovrebbe sostituire la ricchezza che un Paese perde con la produzione di beni legati alla manodopera, i fondi dedicati a ricerca e sviluppo dovrebbero essere sempre in linea con la media degli altri Paesi. Ma in Italia non è così. Senza dimenticare che in Italia, visto ciò che in passato non è stato fatto, tali investimenti dovrebbero essere addirittura superiori.

Nel proprio report, l'Istat afferma, con un'incredibile dose di ottimismo, che è "ancora" in aumento la spesa per Ricerca e sviluppo. Questi però sono i dati dell' "aumento".

Nel 2015 la spesa in R&S intra-muros aumenta dell’1,7% in termini monetari e dello 0,9% in termini reali rispetto all’anno precedente, con un’incidenza percentuale sul Pil pari all’1,34%, lo "stesso valore riscontrato nel 2014". In valore assoluto la spesa per R&S intra-muros dell’insieme dei settori esecutori (imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università) ammonta a quasi 22,2 miliardi di euro.

Di questi 22 miliardi il settore privato (imprese e istituzioni non profit) spende per la R&S intra-muros circa 13,6 miliardi di euro, di cui la quasi totalità (12,9 miliardi) è sostenuta dalle imprese. Le università spendono poco più di 5,6 miliardi di euro, le istituzioni pubbliche 2,9 miliardi.

Le previsioni sull’andamento delle spese per ricerca nel 2016 fornite dalle unità che hanno partecipato al panel dell'indagine indicano una diminuzione della spesa complessiva per R&S rispetto al 2015 in termini sia nominali (-2,5%) sia reali (-3,2%).

Nel 2016 aumentano gli stanziamenti per R&S di Amministrazioni Centrali, Regioni e Province autonome: i fondi passano da 8,4 miliardi di euro del 2015 (previsioni di spesa assestate) a circa 8,6 miliardi di euro del 2016 (previsioni iniziali).

Anche per il 2017 le previsioni confermano un’ulteriore diminuzione della spesa per le imprese (-2,2% sul 2016) e un aumento per istituzioni pubbliche (+3,8%) e private non profit (+0,8%).

Tanto per chiarire ulteriormente il problema, in Europa la spesa in Ricerca e Sviluppo, in rapporto al Pil, degli altri Paesi europei, va da dei valori che oscillano tra il 2% fino ad arrivare oltre il 3%. Finché gli inquilini di Palazzo Chigi non riusciranno a capire l'importanza di dati tanto banali e ovvi ed a metterli in pratica, per l'Italia è inutile parlare di sviluppo e di incremento del Prodotto Interno Lordo.