Martedì, l'azienda che gestisce la distribuzione del gas in Ucraina, la GTSOU (acronimo in lingua inglese), ha dichiarato che per cause di forza maggiore, non è più in grado di far affluire il gas che dalla Russia arriva in Europa attraverso il gasdotto "Sokhranivka" e la stazione di compressione di confine "Novopskov", che si trovano nei territori occupati.
Improvvisamente, l'azienda ucraina del gas si è accorta, a causa dell'invasione russa, di non poter accedere a determinate strutture che controllano il flusso di gas proveniente dalla Russia, il che metterebbe a rischio la stabilità e la sicurezza dell'intera rete di distribuzione ucraina.
Per questo, GTSOU ha annunciato che dalle ore 7:00 dell'11 maggio 2022 avrebbe interrotto il flusso di gas che transita tramite il gasdotto Sokhranivka, aggiungendo che per adempiere integralmente ai propri obblighi di transito nei confronti dei partner europei lo avrebbe deviato verso Sudzha, informandone Gazprom, che a sua volta ha fatto sapere che tecnicamente, a causa di tale decisione, non potrà inviare in Europa a stessa quantità di gas garantita tramite Sokhranivka. Affermazione smentita stamani da GTSOU con un comunicato in cui dichiara che ciò è già stato fatto in passato.
Nonostante ciò, Gazprom ha dichiarato che stava continuando sì ad inviare gas all'Europa attraverso l'Ucraina, ma con una riduzione del 25% rispetto al giorno precedente.
Difficile dire se in tutto questo vi sia o meno una qualche motivazione politica suggerita dal governo di Kiev, ma secondo alcuni non è da escludere, interpretandola come una sorta di pressione/avvertimento su i Paesi dell'Ue affinché inizino a smarcarsi, concretamente, dalla dipendenza delle fonti energetiche russe, il cui acquisto è la principale fonte di sostentamento dell'invasione russa.
L'Ue, nonostante l'annuncio di nuove sanzioni nei confronti di Mosca, non ha ancora potuto metterle in atto perché riguardano l'acquisto dl petrolio russo. Anche se lo stop reale dalla sua dipendenza sarebbe avvenuto tra molti mesi, in particolar modo l'Ungheria continua ad opporsi a tale decisione.
Secondo le ultime dichiarazioni del ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto, la Commissione europea nonostante i colloqui in corso, non avrebbe ancora fornito una soluzione per "gli enormi problemi che creerebbe all'Ungheria" l'embargo sul petrolio russo che dal suo governo potrebbe essere accettato solo sulle spedizioni navali e non quelle tramite oleodotti.
E mentre l'Ue comincia a mostrare sempre maggiori difficoltà ed incertezze in relazione a come supportare Kiev nella sua guerra di difesa contro la Russia, non è così per Stati Uniti e Gran Bretagna che, oltre ad annunciare nuove forniture militari, si muovono anche sul piano diplomatico, ma non per promuovere una qualche sorta di trattativa, come dimostra la visita odierna del premier Johnson in Svezia e Finlandia, per sponsorizzarne l'adesione alla Nato. Questo perché, in difficoltà nei rispettivi Paesi, i due leader utilizzano la guerra in Ucraina per riguadagnare approvazione e consensi nell'elettorato.
Sul fronte dei combattimenti, la Russia ha bombardato il distretto di Gorodnyansky, nell'oblast di Chernihiv al confine con la Russia, con morta dal villaggio oltreconfine di Novye Yurkovichi. Inoltre, lanci di missili sono stati registrati negli oblast di Zaporizhzhia e Donetsk. Secondo Kiev, le forze russe nelle scorse ore avrebbero subito perdite significative nel sud del Paese, mentre le forze ucraine starebbero contrattaccando ed avanzando nell'area di kharkiv.
Continua la resistenza all'acciaieria Azovstal di Mariupol, L'ufficiale del reggimento Azov, Ilya Samoilenko, quest'oggi non ha potuto confermare le dichiarazioni rilasciate dal governatore dell'Oblast di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, secondo cui un centinaio di civili sarebbero ancora rifugiati nell'impianto, dichiarando che è a sua conoscenza, tutti i civili erano stati evacuati.
Questi gli ultimi dati sulle perdite dell'esercito russo forniti dallo Stato maggiore della Difesa ucraino: 26.350 soldati, 1.187 carri armati, 2.856 veicoli corazzati da combattimento, 528 pezzi di artiglieria, 185 sistemi di lancio multiplo di razzi, 87 missili terra-aria, 160 elicotteri, 199 aerei, 390 droni e 12 imbarcazioni.