Per il raduno leghista di Pontida c'è pure il tempo di una coda di carattere dottrinale tra il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ed il segretario della Lega Matteo Salvini.

Durante il discorso che ha concluso il raduno di Pontida, il segretario leghista, tra le numerose persone su cui ha avuto da ridire, è stato incluso pure papa Francesco. Salvini non lo ha criticato citandone esplicitamente il nome, ma ha detto che «vedere un imam in chiesa mi fa pena. E' un tradimento».

Secondo Salvini, i valori cristiani della Chiesa sono quelli rappresentati dai Maggiolini, dai Caffarra... da Benedetto XVI. In parole povere, secondo Salvini l'ecumenismo della Chiesa Cattolica ovrebbe essere espresso nel concetto di scontro con l'Islam, ben rappresentato - secondo lui - dal precedente Papa e da alcuni cardinali, adesso non più in servizio, chi per limiti di età, chi per esser passato a miglior vita.

Nonostante a questo argomento Matteo Salvini abbia dato pochissimo spazio, poco più che un inciso, la cosa è stata comunque notata e sottolineata dalla CEI, tanto che il giornale dei vescovi, addirittura tramite il direttore, è intervenuto per bacchettare e mettere in riga il Savonarola lombardo.

Marco Tarquinio, dopo aver bollato Salvini come uno che non sa quel che dice, è entrato nel merito della questione sollevata dal segretario della Lega che vedrebbe i due Papi schierati ideologicamente e dottrinalmente l'uno contro l'altro:

«Doppia ignoranza e doppia mistificazione. La solita di chi, senza averlo mai letto e magari basandosi su alcune artate manipolazioni, continua a citare il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona come una sorta di dichiarazione di guerra all’islam, mentre si tratta di una mirabile e implacabile riflessione contro ogni "guerra santa", sull’alleanza tra fede e ragione e sull’urgenza del "dialogo tra culture e religioni".

Ma anche la solita di chi tiene da matti a strillare il suo "non mi piace" all’indirizzo di papa Francesco che si ostina a predicare il Vangelo e a ricordare che Cristo ci ha insegnato a riconoscerLo nel povero, nell’ammalato e nello straniero. E che si spende per far capire a credenti e non credenti che l’incontro tra gli uomini di pace e di buona volontà è l’unico mezzo per sgominare coloro che osano mettere Dio sulle lame dei loro coltelli da tagliagole o dei loro spadoni da xenofobi e per "convertire" una politica e un’economia che accendono e alimentano le guerre e non le fanno mai finire.

Quasi sempre le mediocri presunzioni appena descritte, e i tic polemici che le accompagnano, finiscono per coincidere. Al segretario leghista sono bastate quattro parole per gridarlo ai quattro venti. Doppia mistificazione più doppia ignoranza uguale parole doppiamente insopportabili e screditanti per chi le pronuncia.

Provi a ragionarci su, Salvini. Magari gli riesce aiutato anche solo dall’eco – se è in grado di intenderlo – di ciò che in queste ore sta accadendo, ancora una volta, ad Assisi. Nella città dove l’azione dei Papi – Giovanni Paolo, Benedetto, Francesco – e la buona fede di tanti sta rinnovando e facendo crescere le preghiere sorelle e la riflessione comune per la pace.

Se invece vuol proprio ritornare all’epoca degli attacchi leghisti a san Giovanni Paolo II, portati nel pieno delle infatuazioni paganeggianti e degli pseudo riti celtico-padani, la strada è esattamente questa. Ma non s’illuda che lo porterà lontano. E, comunque, la faccia finita di mettersi addosso i Papi e di mettere loro mani e parole addosso. Non si va così in paradiso. Neppure nel paradiso degli ignoranti, e tantomeno in quello – solo elettorale – dei politici».

Dopo un "servizio" del genere chiunque avrebbe abbassato la coda facendo finta di niente e lasciando cadere la cosa nel dimenticatoio. Chiunque, ma non Matteo Salvini che così replica nell'ennesimo post su facebook:

«Secondo il direttore del giornale dei vescovi, il signor Marco Tarquinio, io e voi siamo ignoranti e non andremo in Paradiso...
Ricordando le parole pronunciate nel 2012 dal grande Papa Benedetto XVI "Prima del diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare", chiamerò in redazione "L'Avvenire" (02-67801) chiedendo se, per caso, il buon Dio ha delegato a loro la scelta di chi va e non va in Paradiso...»

E alla fine, dopo aver tirato in ballo i Papi, Salvini si è fatto pure profeta appellandosi direttamente al giudizio del "buon Dio", anche se resta da capire, naturalmente secondo l'interpretazione che ne dà l'Avvenire, se sia quello degli ignoranti o quello dei politici... oppure di entrambi!