"Sono molto contento che Roberto Lagalla sia stato eletto sindaco di Palermo, ma era scontato. Era il candidato di maggior peso. Ma ci tengo a sottolineare che io non c'entro nulla con la sua candidatura. Avevo semplicemente espresso un mio parere dicendo che l'ex rettore era il candidato più indicato. Era il parere di un semplice cittadino Invece, sono stato massacrato. Ma quale "ombra di Dell'Utri"? Semmai l'ombra di Dell'Utri ha illuminato le menti offuscate..."

Questo il commento sul voto di Palermo dell'ex senatore Marcello Dell'Utri, condannato in via definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, rilasciato all'Adnkronos.

E l'ex senatore di Forza Italia, probabilmente, gioirà anche perché il suo ex partito è il primo gruppo a Palermo con 7 consiglieri conquistati,

Ma se il coinvolgimento di Dell'Utri alle elezioni del capoluogo siciliano è solo nominale, lo è invece di fatto per Totò Cuffaro, anch'egli condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, presente al voto a sostegno del neo sindaco con il simbolo della Democrazia Cristiana, sotto il quale è riuscito a far eleggere tre consiglieri: Salvatore Imperiale, Domenico Bonanno e uno tra Giuseppe La Vardera e Viviana Raja.

Salvatore (Totò) Cuffaro ha scontato la pena e non ha pendenze con la giustizia e non ha commesso alcun reato nel presentarsi alle elezioni con un proprio simbolo. Quindi? 

Quindi due valutazioni si possono però fare. Ma è opportuno per uno che in passato, da politico, è stato condannato per aver aiutato la mafia ripresentarsi a delle elezioni? E in secondo luogo, è opportuno che altri partiti lo includano nella propria alleanza? 

Prendiamo Fratelli d'Italia, il partito della Sora Meloni, quella che tra un anvedi oh e un mo' ce peso io dà lezioni a tutti a partire dalla trasparenza e dalla coerenza politica che oltre a dire che non è fascista, con la mafia non c'ha nulla a che fare tanto che il 19 luglio si ricorda pure di ricordare Paolo Borsellino:

"Il 19 luglio del 1992, la criminalità organizzata sferrava un altro duro colpo al cuore dello Stato: pochi mesi dopo la morte del giudice Falcone, la mafia - con la sua furia criminale - uccise anche il giudice Paolo Borsellino. A distanza di anni, noi continuiamo a ricordare il sacrificio di chi ha donato la propria vita per difendere la Legalità e la Giustizia. La sua memoria, il suo esempio e il suo insegnamento resteranno impressi nelle nostre menti e nelle nostre coscienze. Paolo Vive, nel ricordo di tutte le persone perbene".

Ma allora perché la Sora Meloni si allea con Totò Cuffaro?  Perché non avrebbe dovuto? Lo spiegò a suo tempo... indovinate un po' chi? Paolo Borsellino!

(da Il Fatto Quotidiano) Il 26 gennaio del 1989, il giudice Paolo Borsellino incontrò gli studenti di Istituto professionale “Remondini” di Bassano del Grappa.  Il giudice, nel suo intervento, affrontò i temi che gli stanno più a cuore: la legalità e i rapporti fra mafia e politica

Qui sotto la trascrizione di un passaggio del suo intervento:

"... Ora l’equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino al mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l’organizzazione mafiosa, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire beh ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria, che mi consente di dire quest’uomo è mafioso.Però siccome dall’indagine sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, cioè i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituivano reato, ma erano o rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo “schermo” della sentenza e detto: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia e non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al proprio interno di tutti coloro che sono raggiunti, ovunque, da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reato".

E allora, sora Meloni, perché celebrare Borsellino per poi non seguirne i suggerimenti alleandosi con un partito il cui fondatore è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa? Non è leggermente fuori luogo, per non dire assurdo? La stessa domanda va rivolta ovviamente agli altri leader componenti dell'alleanza di destra-centro, i signori Salvini e Berlusconi.


Crediti immagine: il santino di Borsellino è opera (social) della sora Meloni