Nel 2023 sono stati notificati 267 casi di Epatite A, evidenziando un trend in crescita rispetto all’anno precedente. Le regioni che hanno registrato il numero maggiore di casi sono state nell’ordine: Lombardia (55), Toscana (43), Emilia-Romagna (29), Marche (28), Lazio (27).
Le fasce d’età maggiormente colpite sono state quelle adulte: 35-54 (25,1%) e 25-34 anni (19,1%). I casi pediatrici sono stati 45, in lieve aumento rispetto all’anno precedente in cui erano stati 37. La maggioranza dei casi si è verificata in individui di sesso femminile (59%).
I fattori di rischio più frequentemente riportati sono stati: consumo di molluschi crudi o poco cotti (35,5%), viaggi in zone endemiche (31,9%), rapporti sessuali fra uomini (24,6%) e consumo di frutti di bosco (17,4%).
Dal punto di vista clinico, si sono verificati 3 decessi riguardanti donne tra i 77 e gli 80 anni di età. In 1 caso la causa primaria è stata la sindrome epatorenale associata a cirrosi epatica. Si è riscontrato un unico caso notificato di epatite A fulminante con encefalopatia, e tale caso ha rappresentato uno dei tre decessi osservati (a parte 1 dei tre decessi).
L’analisi dei fattori di rischio evidenzia la presenza di casi in soggetti per i quali è raccomandata la vaccinazione, tra questi chi ha fatto viaggi verso aree endemiche (79), i contatti di casi itterici (20) e uomini che fanno sesso con uomini (MSM) (16 casi); nel complesso 109 casi (40,8%) avrebbero potuto essere prevenuti. In 7 di questi casi la vaccinazione era avvenuta in ritardo con la somministrazione di una sola dose post-esposizione; 4 casi riportavano 2 dosi di vaccino. È importante ribadire come sia necessario promuovere la vaccinazione tra i soggetti che si recano in zone endemiche, anche al fine di evitare la trasmissione dell’infezione a familiari e compagni di scuola una volta tornati in Italia, e sottoporre tempestivamente a vaccinazione tutte le persone venute a stretto contatto con un caso indice.
Sono stati 153 i casi di epatite B; in tal caso, le probabili fonti di infezione più frequenti sono stati l'esposizione a trattamenti di bellezza quali manicure, piercing e tatuaggi, le cure odontoiatriche, i comportamenti sessuali a rischio. Solo più indietro gli interventi sanitari.
Continua la discesa dei casi di epatite C: sono stati 51. In tal caso il fattore di rischio più frequente è stato il ricorso a trattamenti estetici (40,4% dei casi), che ha superato per la prima volta negli ultimi anni l'esposizione nosocomiale (29,4%); l'uso di droghe è stato registrato nel 27,1% del campione.
58, invece, i casi di epatite E, 4 dei quali in persone di ritorno da Paesi in cui l'infezione è endemica. La gran parte dei casi autoctoni risultano legati al consumo di carne di maiale o cinghiale cruda o poco cotta.
Il rapporto sottolinea inoltre l'insufficiente quota di test eseguiti per rilevare l'epatite Delta. Il virus responsabile dell'infezione può infatti infettare le persone colpite da epatite B, aggravandone i danni al fegato.
Questi i risultati del Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute (SEIEVA), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), al fine di descrivere l’epidemiologia dell’epatite acuta in Italia, presentati a primavera 2024, relativi all’anno precedente comprensivi dei trend storici delle incidenze per tipo di epatite dall’avvio della sorveglianza nel 1985.