Un nuovo, drammatico capitolo si è aperto nella tormentata storia delle relazioni tra India e Pakistan. L'India ha lanciato attacchi aerei su diverse aree del Pakistan, colpendo non solo il Kashmir pakistano ma anche la provincia del Punjab, segnando la prima offensiva su questa regione densamente popolata dai tempi dell'ultima guerra su vasta scala tra i due Paesi, che risale a più di cinquant'anni fa. In risposta, il Pakistan ha affermato di aver abbattuto cinque caccia indiani, denunciando un attacco brutale alla propria sovranità.
Secondo Islamabad, sei località sono state colpite, con un bilancio di almeno 26 morti e 46 feriti tra i civili. L'India, dal canto suo, ha giustificato l'operazione dichiarando di aver distrutto nove infrastrutture legate a gruppi terroristici responsabili dell'attacco contro turisti indù nel Kashmir indiano, episodio in cui sono morte 26 persone. Sebbene Nuova Delhi abbia accusato il Pakistan di essere coinvolto, non ha presentato prove concrete, mentre Islamabad ha respinto ogni addebito.
Il confronto ha rapidamente travolto il fragile equilibrio nella regione himalayana del Kashmir. Intensi bombardamenti e sparatorie si sono registrati lungo la Linea di Controllo, la frontiera de facto che divide il territorio conteso. Almeno dieci civili sono stati uccisi dalla parte indiana, sei da quella pakistana, e decine di feriti sono stati segnalati da entrambe le parti.
Si tratta del peggior scontro tra le due potenze nucleari del Sud-Est asiatico negli ultimi ventitré anni. Le tensioni hanno scatenato un'ondata di preoccupazione a livello internazionale: compagnie aeree come IndiGo, Air India e Qatar Airways hanno cancellato voli verso alcune zone dell'India e del Pakistan a causa della chiusura dello spazio aereo.
L'opinione pubblica e la pressione politica interna in entrambi i Paesi alimentano la retorica ipernazionalista, lasciando poco spazio alla moderazione. I governi di India e Pakistan si trovano ora in bilico su un filo sottile: un'escalation maggiore potrebbe sfociare in una guerra aperta, ma anche un apparente passo indietro potrebbe essere visto come debolezza.
Come ha osservato un analista, finché le vittime restano confinate nell'area del Kashmir e non si verificano attacchi diretti contro installazioni militari, c'è ancora una flebile speranza che il conflitto resti contenuto. Ma con due potenze nucleari sull'orlo di uno scontro diretto, la speranza rischia di essere un lusso che il mondo non può più permettersi.