La Cgil, negli ultimi giorni, ha incontrato i gruppi parlamentari di Partito Democratico, Sinistra Italiana, Verdi, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, Lega e Articolo1.  La prossima settimana si terranno gli ultimi confronti con Italia Viva e +Europa. 

"L’obiettivo è stato quello di evidenziare le preoccupazioni della nostra Organizzazione sull’emergenza sociale in corso, cui la manovra di bilancio non dà alcuna risposta, e non certo quello di stringere rapporti preferenziali con questa o quella forza politica. Ciò che conta per chi rappresenta gli interessi di lavoratrici, lavoratori, giovani, pensionate, pensionati sono le scelte concrete e non i posizionamenti politicisti. 

A nostro giudizio, il rischio di impoverimento di una larga parte del Paese è talmente concreto che ogni tentativo per cambiare la manovra va messo in campo, a partire dal sostegno ai salari e dal contrasto al lavoro povero. Fin qui, le forze di maggioranza si sono dimostrate indisponibili a modifiche sostanziali. Domani si svolgerà un incontro con il Governo, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui illustreremo le nostre valutazioni e richieste di cambiamento della manovra.

Un Ddl Bilancio che non interviene in maniera sufficiente su rendite ed extraprofitti, che riconosce un vantaggio di 9.600 euro a professionisti con un reddito da 85.000 e che destina risorse assolutamente insufficienti per rimediare ai danni che l’inflazione sta infliggendo al mondo del lavoro è inaccettabile, oltre che controproducente per le stesse prospettive economiche dell’Italia.

Su tutti gli altri temi: pensioni, precarietà, lotta all’evasione fiscale, politiche industriali, reddito di cittadinanza, welfare e lavoro pubblico non solo non ci sono risposte, ma si va nella direzione opposta a quella che serve”. “Sono queste le ragioni delle manifestazioni sindacali e degli scioperi regionali che, insieme alla Uil, abbiamo programmato nella settimana dal 12 al 16 dicembre".
Questa la nota diffusa martedì 6 dicembre dalla Cgil, a supporto delle manifestazioni sindacali e scioperi che, insieme alla Uil, organizzerà dal 12 al 16 dicembre, per cambiare la legge di Bilancio.

Le due organizzazioni sindacali chiedono...

  • di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità, e introducendo un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione (così detto recupero del drenaggio fiscale);
  • di conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai CCNL un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali;
  • di eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo;
    una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività;
  • la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà;
  • la rivalutazione delle pensioni;
  • risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia;
  • di cancellare la Legge Fornero e introdurre: l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.

Per la CGIL, in coerenza con le piattaforme unitarie, sono necessarie:
riforme vere, ispirate dai criteri di solidarietà e giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su nuove politiche industriali ed energetiche capaci di prospettare un futuro per il Paese, sulla trasformazione digitale e la riconversione verde, su uno stato sociale più forte e qualificato.

Il Governo, invece...

  • proprio mentre l’inflazione sta mangiando il potere d’acquisto di retribuzioni e pensioni, premia gli evasori e, con la flat tax fino a 85.000 euro per il lavoro autonomo, rende ancora più ingiusto il sistema fiscale, sempre più scaricato sul lavoro dipendente, che a parità di reddito paga il triplo;
  • trasforma le tasse sugli extraprofitti frutto della speculazione sul caro energia in “contributo di solidarietà straordinario” e cambia platea e metodo di calcolo, riducendo gli 11 mld, attesi dalla tassazione di Draghi, a 2,6 mld;
  • aumenta la precarietà di giovani, donne, nel Mezzogiorno, allargando l’utilizzo dei voucher, che considerano il lavoro merce, senza diritti e senza tutele;
  • taglia le risorse a sanità e scuola, che pagano pesantemente il prezzo dell’inflazione;
  • colpevolizza e colpisce i più poveri, andando verso l’abolizione del reddito di cittadinanza;
  • non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali pubblici e per il trasporto pubblico;
  • cambia il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione e rende ancora più penalizzante e discriminante l'opzione donna; si
  • peggiora la situazione attuale con quota 103 che prevede i due requisiti: 62 anni di età e 41 di contributi.