Giovedì il presidente Sergio Mattarella ha presenziato a Roma alla XI edizione della Giornata del Laureato nell’Aula Magna della Sapienza, rispondendo - a suo dire - agli studenti su Gaza, ricordando l'importanza di "denunciare sempre le violazioni dei diritti umani".
Questo, al riguardo, il passaggio nel suo discorso:
"Adesso mi consentirete di esprimere qualche considerazione su un versante diverso.Perché una lettera che è stata pubblicata da alcune agenzie di stampa e su alcuni quotidiani, mi ha sollecitato a non rinchiudermi in quella che è stata definita la “torre d’avorio” del Rettorato. Venendo ho visto un cartello che sostanzialmente mi chiedeva cosa penso di quanto avviene a Gaza; ed è quello che si registra in diversi atenei in questo momento.Non voglio lasciare questa domanda senza risposta.La condizione, la questione della pace in Medio Oriente, del diritto all’esistenza in sicurezza di Israele, dei diritti del popolo palestinese e, tra questi diritti, quello di avere uno Stato in cui riconoscersi, è una questione che la comunità internazionale avverte con grande preoccupazione. E non da oggi. E non soltanto da quando l’assassinio di tante persone inermi ad opera di Hamas ha innescato una spirale di spaventosa violenza.Quel che penso su quanto avviene a Gaza l’ho detto pubblicamente, e non in circostanze fortuite o informali, ma in occasioni pienamente significative, come nell’intervento che ho fatto, otto giorni fa, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. O con la lettera che, l’altro ieri, ho inviato per la festa di quella Repubblica, al Presidente della Repubblica di Israele, anche reiterando la richiesta di un immediato cessate il fuoco.Tutto quel che riguarda la dignità delle persone - di ogni persona - la loro libertà, l’esigenza di rispettare il diritto umanitario è indicato nella nostra Costituzione ed è quindi doveroso per la Repubblica italiana.Questo vale in ogni direzione. Questo criterio vale per le popolazioni civili, tra cui i bambini, anziani. Come per Gaza, come per il popolo palestinese, con migliaia di vittime, con molti orfani, con un gran numero di persone senza casa.Vale per i ragazzi e le ragazze uccise e stuprate mentre ascoltavano musica in un rave, il 7 ottobre dell’anno passato in Israele. Vale pensando anche ai bambini sgozzati quel giorno. Vale per il rapper condannato all’impiccagione perché ha diffuso una canzone sgradita al regime del suo Paese, l’Iran. Vale per Mahsa Amini e per tante ragazze iraniane che, dopo di lei, sono state incarcerate, torturate, sovente uccise, per il rifiuto di indossare il velo, o perché non lo indossavano bene.Vale per le ragazze cui è proibito frequentare l’università e addirittura la scuola, come avviene in Afghanistan.Per la nostra Repubblica, tutte le violazioni dei diritti umani vanno denunciate e contrastate.Tutte, ovunque, sempre.Perché la dignità umana, la rivendicazione della libertà, la condanna della sopraffazione, il rifiuto della brutale violenza non cambiano valore a seconda dei territori, a seconda dei confini tra gli Stati, a seconda delle relazioni internazionali tra parti politiche o movimenti.Questa consapevolezza viene avvertita fortemente nelle università e in chi le frequenta, perché ne costituisce patrimonio, perché da un millennio le università sono la sede - come ricordava poc’anzi la Rettrice - del libero dibattito, della libertà di critica, talvolta anche del dissenso dal potere. Sempre in collegamento al di sopra dei confini degli Stati, sempre in collegamento con gli Atenei di ogni parte del mondo.La libertà, la pace e i diritti umani passano attraverso il dialogo, attraverso il confronto, attraverso la libera circolazione del loro valore, contro la violenza e contro l’odio che, diffondendosi, conducono a esiti raccapriccianti. Come ieri è avvenuto in Slovacchia.Il potere, quello peggiore, desidera che le università del proprio Paese siano isolate, senza rapporti né collaborazioni con gli Atenei di altri Paesi, perché questa condizione consente al peggiore dei poteri di controllare le università, di comprimerne il livello culturale, di comprimere la cultura e di impedire il suo grido e la sua spinta di libertà.Ribadisco l’auspicio del dialogo in ogni ambito nel nostro Paese, tra le diverse componenti sociali e le Istituzioni; e nell’ambito accademico, tra le varie componenti dell’università, nel reciproco rispetto con attenzione particolare - vorrei segnalare - a tutto ciò che attiene all’effettività del diritto allo studio.Senza che alcuno ritenga di poter esigere di imporre valutazioni o decisioni ma nel rispetto delle altrui opinioni. Perché in questo rispetto risiede la libertà".
Il 14 maggio, lo stesso Mattarella si era complimentato con Israele per il suo 76° compleanno, condannando "l'atroce attacco terroristico del 7 ottobre 2023", auspicando il rilascio degli "ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas", aggiungendo che è "indispensabile giungere a un'immediata cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza, anche per consentire il pieno accesso umanitario alla popolazione civile, da mesi stremata e bisognosa del sostegno della Comunità internazionale"... ma senza dire una parola sul genocidio a Gaza che non lo stanno commettendo i marziani, bensì gli israeliani.
Senza dire una parola su quanto gli stessi israeliani stanno facendo nei Territori Occupati, insieme agli "ottimi" coloni ebrei, dove dal 7 ottobre hanno ammazzato un migliaio di palestinesi, distruggendo edifici e infrastrutture. Senza dire neppure una parola sui 6.500 palestinesi atrocemente ammazzati dal 2008 al settembre 2023 dai terroristi israeliani, non spiegando pertanto, perché i 1.200 morti dello Stato ebraico debbano essere compianti e i 6.500 palestinesi... no.
Per queste ragioni, molto semplici e incontestabili, bisogna senz'altro concordare con Mattarella che, in relazione a quanto sta accadendo a Gaza, lui non si è affatto chiuso nella torre d'avorio del rettorato, ma ha semplicemente nascosto la testa nella sabbia... come uno struzzo.