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Luca Lotti passa l'esame del Senato, ma il PD rinuncia alla propria credibilità

«I fatti sono chiari: non ho mai avvisato l'ingegner Marroni, né nessun altro, di un'indagine su Consip, né gli ho mai passato alcuna altra informazione riservata. Mai! Sostenere il contrario significa incorrere, oggi o domani, nel reato di calunnia. Mi trovo in una posizione molto semplice: questa presunta rivelazione non c'è mai stata. [...]

A chi ha presentato questa mozione dico che non accettiamo lezioni di moralità da un movimento fondato da un pregiudicato che cambia posizione sulla giustizia sulla base dei propri equilibri interni. L'Italia ha bisogno del confronto civile nel merito, non della demagogia. Lasciate i processi a chi deve farli e sa farli, i giudici e gli avvocati, e iniziate a fare politica, quella con la "P" maiuscola, se pensate di essere capaci di farla.»

In questi due paragrafi è riportata l'essenza della replica del ministro Lotti a coloro che, nella fase di discussione della mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dal Movimento 5 Stelle in Senato, lo hanno invitato a dimettersi o a rimettere le proprie deleghe.

Quindi, dalle parole pronunciate dal ministro la sostanza della sua risposta può essere sintetizzata dalla frase "non ci penso proprio". Un comportamento del tutto prevedibile e persino giustificabile, come è normale che accada nella dialettica dello scontro politico tra maggioranza e opposizione.

Quello che però stona nella difesa di Luca Lotti e dei gruppi della maggioranza che sostengono il Governo Gentiloni è la motivazione per cui Lotti non dovrebbe farsi da parte. Secondo loro, la vicenda Consip è un'inchiesta della magistratura e come tale, prima che Governo e Parlamento intervengano in proposito, è necessario attenderne le conclusioni... fino al al terzo grado di giudizio, nel caso venisse deciso di andare a processo.

Ma nonostante l'impegno di Lotti, del PD e degli altri gruppi di maggioranza - compresa la foga retorica, le accuse di giustizialismo, gli esempi di incoerenza e chi più ne ha più ne metta - la questione che sta dietro alla mozione di sfiducia si basa non sulle inchieste dei magistrati, ma sulle dichiarazioni di Lotti e Marroni che, reciprocamente, si accusano di essere dei bugiardi.

Uno è un ministro, l'altro gestisce una società partecipata in toto dal ministero dell'Economia che si occupa di effettuare tutti gli acquisti della pubblica amministrazione e le cui disponibilità sono gestite anche dallo stesso Lotti che tra le sue dleghe ha anche quella per il CIPE.

Ed il fatto che il ruolo della magistratura, le indagini ed il giustizialismo non siano argomenti attinenti alla sfiducia a Lotti lo hanno fatto notare molti senatori nei loro interventi.

Di questi è sufficiente riportare l'intervento del senatore Quagiariello (GAL): «La nostra posizione, che è quella di un garantismo il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì, il venerdì, il sabato e la domenica, oggi avrebbe tuttavia maggiori ragioni e sarebbe più forte se il Governo di cui lei è Ministro non fosse incorso in un comportamento contraddittorio e francamente incomprensibile.

Io le chiedo, signor Ministro, di aiutarmi a capire, perché, in coscienza, non riesco a comprendere. Cosa abbiamo infatti? Abbiamo l'amministratore delegato della Consip che afferma di essere stato avvisato da alcune persone, fra le quali lei, ministro Lotti, dell'esistenza di un'indagine che ruota attorno all'azienda da lui amministrata e che, a seguito della soffiata, ha pensato bene di far bonificare il proprio ufficio dalle microspie. E abbiamo lei, signor Ministro, che nega, anche se non presenta denuncia per calunnia.

Tecnicamente la denuncia può non essere necessaria, dal momento che la calunnia è un reato procedibile d'ufficio; ma istituzionalmente forse è consigliabile, quando in gioco c'è l'onorabilità non solo della propria persona, ma anche dell'alto ufficio che si riveste.

E ancora, abbiamo l'amministratore delegato della Consip che riferisce di un clima di pressione, intimidazione e talvolta addirittura ricatto attorno a rilevanti gare d'appalto, ma non dice nulla agli organi di controllo interni, non ne fa cenno nelle informative periodiche al Ministro dell'economia e non sporge denuncia all'autorità giudiziaria.

A suo dire in situazioni del genere, di fronte a interlocutori inopportuni e importuni, sarebbe sufficiente far finta di prendere appunti e poi gettarli nella spazzatura (magari stando attenti in quali sacchetti vanno a finire), senza dar seguito alle indebite richieste.

A fronte di tutto ciò, signor Presidente, abbiamo un Governo che difende a spada tratta il suo Ministro e lo fa nel merito, andando ben oltre la grammatica di un metodo garantista, ma al tempo stesso difende anche colui che al Ministro addebita condotte di non poca gravità.

Abbiamo cioè un Governo che difende l'accusato e nei fatti difende anche l'accusatore, cadendo in una contraddizione insanabile dal momento che o il dottor Marroni dice il vero, e allora sbaglierebbero i colleghi del ministro Lotti a difenderlo professandone l'innocenza, o a dire il vero è il ministro Lotti, e allora il dottor Marroni è un calunniatore di Ministri.

Signor Presidente, colleghi, la Consip non è un'azienda qualsiasi. La Consip è una società che ha come azionista unico il Ministero dell'economia e come mission la trasparenza negli appalti e nell'impiego del denaro pubblico. Non è un caso che si sia dotata di un codice etico che al punto 3.2, lettera c), raccomanda ai destinatari di "operare nei rapporti con i terzi con imparzialità, trasparenza e correttezza, evitando di instaurare relazioni che siano frutto di sollecitazioni esterne o che possano generare un conflitto di interesse".»

Inutile riportare il testo completo dell'intervento, anche se è opportuno ricordare le perplessità citate da Quagliariello sul comportamento del ministro dell'Economia Padoan: «Nel caso riguardante la Banca Monte dei Paschi di Siena, con una quota azionaria del 4 per cento, il ministro Padoan non ha infatti esitato ad alzare il telefono per chiedere la destituzione dell'amministratore delegato. Al contrario, nella vicenda riguardante la Consip, che è di proprietà esclusiva del Dicastero di via XX settembre, nonostante tutto quello che è emerso, ci si trincera dietro formalismi e veline di giornali, senza prendere alcun fattivo provvedimento per ricostruire l'immagine dell'azienda intorno a una nuova dirigenza completamente estranea alle vicende di cui stiamo discutendo.»

Come previsto, la votazione non ha avuto conseguenze per Lotti, con soli 52 senatori favorevoli alla sfiducia, 161 contrari e 2 astenuti.

Resta da vedere però se questo dibattito, nel caso i suoi contenuti vengano riassunti correttamente, non porti ulteriore discredito non tanto per Lotti che è un mero esecutore, poco più che un portaborse, quanto per il Partito Democratico e la persona di cui tale partito è palesemente in ostaggio, Matteo Renzi.

Autore Roberto Castrogiovanni
Categoria Politica
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