PARTE SECONDA
Riprendiamo da dove eravamo rimasti.
2.2 Possibili soluzioni sull’assenza di fonti divulgative
Fonti ufficiali come Normattiva (ufficiali solo in senso di qualità e attendibilità) costituiscono delle ottime banche dati ma servono a poco. Esse facilitano solo la ricerca di una norma che già dev’essere conosciuta, e spesso limitatamente alla legislazione nazionale, ma non sono comunque organizzate per materia, né permettono la ricerca tematica e l’intreccio tra testi normativi giurisdizionali (comunitari, nazionali, regionali, etc.) per presentare letture granulari e coordinate su determinati quesiti. Inimmaginabile, poi, la correlazione tra norma, giurisprudenza e dottrina (quantomeno quella pubblica, libera, non gravata da diritti d’autore onerosi). E quest’altra faccenda è irrinunciabile se si vuole comprendere il significato che i giudici e gli altri operatori del diritto (eg: Avvocatura dello Stato, Università, IGSG, CNR, etc.) hanno attribuito alla norma nell’applicazione pratica su sentenze e casi di studio.
Questo è ciò che fanno le migliori banche dati a pagamento.
Coordinando le centinaia di risorse presenti su Internet è possibile mimare i risultati che si otterrebbero attraverso una banca dati a pagamento, ma questo richiederebbe una formazione molto specifica, agilità di verifica e tanta esperienza e pratica sulle fonti; e nonostante tutto questo occorrerebbe sempre più tempo di quanto non ne richiederebbe il servizio a pagamento. Pertanto sarebbe una soluzione decisamente improponibile e improbabile per il cittadino medio.
Il cittadino non può essere obbligato a pagare per qualcosa che è obbligato a conoscere al meglio, quindi vanno assolutamente realizzati servizi analoghi a quelli attualmente forniti solo a pagamento da privati come Giuffrè, Wolters Kluwer, eccetera. Lo Stato può anche rivolgersi a tali soggetti privati e pagarli per rendere accessibili tali servizi al cittadino, fin da subito; d’altro canto lo Stato ha già sistemi di ricerca abbondanti ma meno sofisticati come Italgiure, e molte altre risorse interne usate quotidianamente dai magistrati, ma inspiegabilmente offerte a pagamento per il cittadino comune!
3.1 I problemi dovuti agli alti costi di accesso alla Giustizia
Nei due punti che precedono sono già evidenti alcune delle ragioni che causano esborsi insostenibili per accedere a una conoscenza precisa e puntuale della legge e valutare un eventuale problematica giudiziaria.
Il cittadino non può farcela da solo, né un consulente di diritto intermedio (figura peraltro inesistente), ma unicamente un professionista del diritto quale può essere l’avvocato. Fin dal principio è necessario rivolgersi a tale categoria professionale per poter valutare qualunque questione, e i costi già in questa fase sono proibitivi per milioni di persone che fanno i conti al centesimo sul fine mese. E se la materia fosse più complessa, diventa problematico anche per chi se la passa meglio. Il risultato è spesso la rinuncia a capire o difendersi, congiuntamente al rischio di impelagarsi in contenziosi ultronei, banali, capricciosi, superflui o perdenti, che intasano la Giustizia ma vengono incoraggiati da professionisti con poca esperienza o senza troppi scrupoli.
Tutto ciò ha ben poco senso se si ha cura di notare che il cittadino può accedere direttamente, senza assistenza legale, presso Giudici di Pace e alcune questioni attinenti alla Giustizia Tributaria. Ma come può essere autonomo se non conosce la legge né può usare strumenti informativi adeguati? Un’assurdità clamorosa.
Nella denegata ipotesi di dover infine accedere alle aule di tribunale, opportunamente assistiti da legali ed eventuali periti, si consumerà il dramma economico più consistente. Il costo di una causa giudiziaria è sempre da preventivarsi nell’ordine delle migliaia di euro, e a seconda della complessità, durata e gradi di giudizio, si può arrivare alle diverse decine di migliaia di euro. Che sia contro un privato, un’azienda, o lo Stato, non sarà neppure facile, immediato, e a volte certo, recuperare le spese legali alla fine di un giudizio positivo. D’altro canto perdere potrebbe significare raddoppiare quasi tutto ciò che si è già speso.
Ecco perché si ricorda spesso quella considerazione fatta da uno degli illustri padri costituenti, Piero Calamandrei: «"La legge è uguale per tutti" è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l'aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria» (in “Processo e Democrazia” – Padova, Cedam 1954).
3.2 Possibili soluzioni sugli alti costi di accesso alla Giustizia
Vanno anzitutto abbattuti i due ostacoli discussi prima: l’ipertrofia normativa e l’assenza di fonti divulgative, per mezzo di soluzioni come quelle illustrate. Questo semplificherà le complessità e ambiguità normative da dover considerare e doterà il cittadino di strumenti di consapevolezza adeguati per effettuare valutazioni autonome. Potendo, inoltre, stare in giudizio autonomamente presso le sedi giudiziarie ove questo è permesso.
Una minore complessità normativa, che renda molto più chiaro l’intero ordinamento, è anche sinonimo di maggior uniformità di competenze e risultati da parte dei professionisti del Diritto. Un auspicabile “appiattimento” che renderebbe superflua la corsa al professionista più bravo ma dai costi proibitivi, potendo invece contare su una platea di professionisti tutti bravi, perché le cose sono molto più semplici e i costi proporzionalmente ridotti.
Un risparmio di spesa anche per lo Stato quando chiamato a sostenere le spese di avvocati d’ufficio e gratuiti patrocini. Proprio sul tema dei gratuiti patrocini, unitamente alle spese esenti sul giudizio, è poi necessario considerare un loro importante incremento e portata. Chi ricorre alla Giustizia non deve essere ostacolato da costi che formano barriere all’esercizio dei propri diritti. Gli ordini professionali, come già avviene in parte, possono continuare a essere delegati per valutare i casi degni di assistenza gratuita opportunamente ampliati, mentre le cancellerie, e in special modo quella di giustizia amministrativa e tributaria, non dovranno far altro che applicare fasce di esenzione più ampie regolate da un’apposita riforma di legge.
Non sarà mai possibile arrivare a un’uniformità di accesso tale da rendere la Giustizia realmente “uguale per tutti”, dal punto di vista economico (per fare questo occorre intervenire sul sistema economico stesso, e ne parleremo altrove), ma tali accorgimenti potranno, al più, rendere tale servizio simile a quello sanitario, per il quale non esistono esborsi per i meno abbienti pur restando notevoli divari tra chi può permettersi l’assistenza sanitaria privata, veloce ed efficiente, rispetto a chi può contare solo su un sistema sanitario che continua ad arretrare verso gravi lacune e inefficienze. Sebbene sia un tema diverso, qui volevamo solo dire che oggi sarebbe già sufficiente poter equiparare il sistema giudiziario a quello sanitario in termini di efficienza, qualità e possibilità di accesso.
4.1 Sulla misconoscenza dei diritti e doveri
La misconoscenza dei diritti/doveri dovrebbe stare al primo posto. Qui l’abbiamo messa per ultima perché tale lacuna è allo stato insormontabile nel normale processo educativo e scolastico. E’ solo possibile formare ragazzi che abbiano perlomeno una cognizione piena dell’intricata dedalo di ostacoli visti ai precedenti 3 punti, essendo questi gravemente disfunzionali e ostativi anche per i migliori specialisti del diritto. L’educazione civica, seppur da potenziare a livello scolastico, da sola non può risolvere le disfunzioni.
Detto questo, non ci si può tuttavia adagiare solo su tali disfunzioni facendone dei capri espiatori e coltivando la “beata speranza” che prima vengano abbattuti questi ostacoli. Ogni ostacolo, sebbene posto in un “rigoroso” ordine di priorità può - e deve! - vivere autonomamente dal punto di vista degli interventi che lo riformino in meglio, laddove le lacune siano chiare (e lo sono) a prescindere dall’interdipendenza con altri temi da riformare.
Nel caso della cattiva conoscenza del diritto, anche se non avessimo i problemi precedentemente rilevati dobbiamo comunque notare la completa inefficienza del nostro sistema scolastico nel fornire agli studenti una formazione civica adeguata. Il Diritto dovrebbe permeare ogni materia come avviene per la lingua madre. Non ci si può infatti esprimere oralmente e per iscritto, tanto meno comprendere, se non si trasferiscono i concetti linguistici in ciascuna delle materie di studio (cfr: Noam Chomsky). E ciò naturalmente avviene (sul successo, anche qui, sussiste però qualche problema che ci porterebbe a divagare circa l’analfabetismo funzionale).
Pertanto, al pari dei paradigmi linguistici anche quelli sul Diritto dovrebbero essere parte integrante di ciascuna materia di studio. E servono naturalmente insegnanti che si aggiornino trovandosi pronti a discutere di Cicerone e delle implicazioni del suo pensiero politico sull’ordinamento giuridico romano; oppure del rapporto tra Diritto e Matematica; e ancora, sulla morale filosofica (etica) e la sua influenza nel concepimento delle norme.
Queste dotazioni intellettuali dovrebbero costituire gli “standard di base” per modellare un pensiero razionale in grado di superare perfino gli ostacoli precedenti (mi sia concessa l’esagerazione). Ma non dobbiamo arrivare a tanto. Basti osservare, e rimediare, sulle lacune che non permettono oggi di conoscere nemmeno la nostra Costituzione in maniera perfetta. I come, i perché, gli scopi che persegue la legge delle leggi, e considerando infine i “quattro codici” che regolano la vita sociale del cittadino nel proprio paese.
Queste gravi lacune esistono, purtroppo, a prescindere. E la soluzione mi pare sia qui enunciata in maniera abbastanza nitida sul comparto educativo.
5. Conclusioni
Non ho parlato di riforma della Giustizia in termini infrastrutturali. In realtà non serve. Le disfunzioni tecniche relative ai due maggiori problemi della macchina giudicante, ossia gli errori giudiziari e la durata dei procedimenti, sono principalmente figli di quanto abbiamo fin qui discusso. Quest’assetto informe e pachidermico che ha assunto la Giustizia è in gran parte dovuto a questo. Quindi occorre prima semplificare, rendere le cose chiare e permettere al cittadino di essere consapevole, e tutto ciò si riverbererà in maniera estremamente positiva anche sul fronte dei “problemi tecnici”, risolvendone gran parte e ragionando poi su quel che rimarrà sicuramente da modellare.
Anche questo capitolo si conclude qui.
Se durante la lettura qualcuno si fosse perso in considerazioni sulle disponibilità economiche del paese, che potrebbero ostacolare molte delle soluzioni poste come esempio, ricordo solo le cifre esposte in premessa e annualmente bruciate dai cittadini. Con il loro risparmio sarebbe possibile moltiplicare per dieci queste soluzioni. Parleremo certamente di come “trovare soldi”, ma per tante altre cose e in un capitolo apposito che sarà parte di questi appuntamenti in corso.
📸 base foto: DALL-E (IA), su input “Riforme e società stile Banksy”, 24/04/2023