Nel 2019 la Procura di Firenze, tramite il procuratore aggiunto Luca Turco ed il sostituto Antonio Nastasi, dette mandato alla Guardia di finanza di sequestrare la documentazione in possesso  all'avvocato Bianchi, braccio destro di Renzi, relativa alla fondazione Open di cui l'avvocato aveva ricoperto l'incarico di presidente fino allo scioglimento della stessa.

Tramite la fondazione Open, Renzi raccoglieva i fondi per la sua attività politica. Da lì arrivarono i finanziamenti per la prima Leopolda.

Oltre che lo studio dell'Avvocato Bianchi, gli investigatori effettuarono perquisizioni e sequestri anche presso i finanziatori della fondazione.

Adesso, a Renzi, Boschi, Lotti, Bianchi e Carrai i pm fiorentini contestato il reato di finanziamento illecito continuato perché, "in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso", Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, in quanto membri del consiglio direttivo della Fondazione Open "riferibile a Matteo Renzi, articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana), ricevevano in violazione della normativa vigente contributi di denaro che i finanziatori consegnavano alla Fondazione Open".

In pratica, la fondazione - secondo la Procura - ha sostenuto l'attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana, agendo  come "articolato di partito". A causa di ciò, nel periodo di attività, Open avrebbe dovuto rispettare le norme sui finanziamenti ai partiti... ma non lo ha fatto.

Per l'accusa, gli esponenti politici coinvolti nell'inchiesta avrebbero ricevuto da Open (dei 7,2 milioni raccolti in totale) circa 3 milioni e mezzo di euro tra il 2014 e il 2018 per svolgere la loro attività politica.

A Luca Lotti è stato contestato anche il reato di corruzione per aver favorito tra il 2014 e il 2017, tramite interventi normativi mentre ricopriva incarichi istituzionali, alcune società che avevano finanziato Open, in particolare la Toto costruzioni e la British American Tobacco.

Tra gli indagati anche Patrizio Donnini, Alfonso Toto, Riccardo Maestrelli, Carmine Ansalone, Giovanni Caruci, Pietro Di Lorenzo.

"La fine delle indagini sulla vicenda Open è realmente un'ottima notizia. Dopo due anni di incessanti indagini, perquisizioni giudicate illegittime dalla Cassazione, veline illegalmente passate ai giornali finisce il monologo dell'accusa. Finalmente arriva il momento in cui si passa dalla fogna giustizialista alla civiltà del dibattimento. E lì contano finalmente i fatti e il diritto. Alla fine di questa scandalosa storia emergerà la verità: non c'è nessun finanziamento illecito ai partiti perché tutto è bonificato e tracciato".

Questo è stato il commento di Matteo Renzi sulle conclusioni dei magistrati fiorentini relativi all'inchiesta che lo vede tra gli indagati.

Ma Renzi non ha di che preoccuparsi, visto che le prospettive finanziarie che gli si spalancano sono enormi, come è intuibile da una nota stampa di una settimana fa diffusa da Italia Viva:

"Il senatore Matteo Renzi è molto felice di collaborare all'attività della società Delimobil il cui socio di riferimento, Vincenzo Trani, è un imprenditore napoletano che Renzi stima. La società di proprietà italiana ma con sede in Lussemburgo, è leader nel car sharing a livello mondiale e in molte città tra cui Mosca. La prossima quotazione a Wall Street  rappresenta una fase di internazionalizzazione importante a livello globale. Il senatore Renzi, da sempre convinto dell'importanza di valorizzare le competenze degli imprenditori italiani in tutto il mondo, sarà al fianco del dottor Trani in questa sfida. Il settore della sharing economy, delle Smart cities e della mobilità sostenibile è uno dei più affascinanti per il futuro del pianeta: partecipare a questa sfida è molto avvincente. Ovviamente la presenza di Renzi nel board Delimobil rispetta tutte le regole della vigente legislazione italiana".

Non è stato comunicato il ruolo di Renzi nel CdA ed il numero di azioni della società di cui è probabilmente entrato in possesso. Sicuramente, tutto è nel rispetto della legge, da valutare però - dal punto di vista degli elettori - se tutto questo possa anche rientrare nei limiti del rispetto della decenza.