Riconobbero Gesù nello spezzare il pane (Lc 24,13-35). È il passo del capitolo 24 del vangelo di Luca della liturgia in questo giorno di Pasqua.

“Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. Ripetendo gli stessi gesti e le stesse parole compiuti nell’ultima cena, Gesù riaccende la memoria dei due discepoli che lo avevano incontrato sulla strada per Emmaus.

“Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. Gesù si riconosce nello spezzare il pane, nel dono generoso della propria vita. E qui l’evangelista scrive “Ma egli” purtroppo la traduzione corrente è “spariva”, ma il verbo non è sparire perché qualcosa che sparisce non c’è più. L’'evangelista adopera il termine “Egli si rese invisibile”, non “sparì”. Gesù è invisibile perché si rende visibile nello spezzare il pane. Dove c’è una comunità che generosamente condivide quello che è e quello che ha nello spezzare il pane, lì si manifesta la presenza del Cristo risuscitato.

Sono parole di Alberto Maggi, non dissimili da quelle con cui il Papa ha introdotto domenica la benedizione Urbi et Orbi per questa Pasqua, ricordando che "non ci parla di angeli o di fantasmi, ma di un uomo, un uomo in carne e ossa, con un volto e un nome: Gesù. Il Vangelo attesta che questo Gesù, crocifisso sotto Ponzio Pilato per aver detto di essere il Cristo, il Figlio di Dio, il terzo giorno è risorto, secondo le Scritture e come Egli stesso aveva predetto ai suoi discepoli".

Quindi, una presenza viva, costante... che ha portato il peso delle nostre iniquità, e che rappresenta anche una speranza per le difficoltà che tutti devono affrontare ogni giorno, specie in questo periodo, con gli insegnamenti del vangelo che ci devono essere di esempio... se solo venissero seguiti.

Il Papa ha poi elencato le "difficoltà" attuali, rappresentate dalla pandemia e da tutto ciò che è ad essa collegato, dai vaccini fino alla crisi economica; le guerre e le violenze di ogni tipo in tutto il mondo, citando i vari conflitti che ancora sembrano lontani dall'esser risolti; le crisi in Libano e Myanmar; i migranti nei cui volti “riconosciamo il volto sfigurato e sofferente del Signore che sale al Calvario”...

Parole, naturalmente, che vengono riportate e ripetute oggi, ma che nel giro di ventiquattrore saranno già state dimenticate, in primo luogo da quella specie di politici, responsabili di buona parte dei disastri elencati da Francesco, che giudicano i papi in funzione della loro presunta appartenenza politica.

Buona Pasqua...