Football, che bella parola inglese, così assonante con le brume albioniche ove esso nacque, almeno quello moderno, e ben lo sanno i tifosi del “Genoa”, che se la tirano solo per il nome, ormai.

Il gioco era carino, meno cervellotico e violento degli sport americani o di altri anglosassoni, o imbevuto di filosofie di vita come in oriente, né tribale come in Africa, non così selettivo come il basket o la pallavolo, dove giochi solo se sei alto come l’albero maestro: insomma, si capì subito che era un ottimo veicolo di distrazione di massa, propaganda e reclutamenti nei campetti parrocchiali.

Qualche paese, come la Francia, resisteva alla fascinazione, ma con le buone chinò il capo negli anni ottanta; negli USA, esso assurse al rango  pop grazie all’immigrazione latina, e quando è diventato business nessuno ha potuto più sottrarsi. Gli altri, vadano pure nei canali riservati, il re è incoronato.

Carlo Petrini (1948- 2012), ex giocatore e allenatore tosco/ligure provò a parlare, nei suo libri “Nel fango del Dio pallone” e “ Il calciatore suicidato” ( sulla strana morte del collega Denis Bergamini), in interviste durante le quali si mostrava nel declino della malattia e vituperava se stesso e le proprie scelte di vita, in documentari, ma è stato presto abilmente screditato. Da Wiki “Negli ultimi anni Petrini si è mostrato preoccupato sul dilagare delle pratiche dopanti tra i giovanissimi, affermando: "Una recente indagine ha dimostrato che un adolescente su tre è disposto a fare uso di sostanze illecite pur di raggiungere il successo nel mondo del calcio. La cosa ancora più inquietante è che il 10% di loro si dichiara ‘pronto a morire per uso di questo sostanze’, pur di assomigliare al proprio idolo sportivo». Nel 2006, insieme ad altri ex calciatori tra cui Aldo Agroppi, ha anche aderito all'Associazione vittime del doping fondata da Claudia Beatrice, figlia di Bruno Beatrice, ex centrocampista della Fiorentina morto di leucemia nel 1987 a soli 39 anni”-

Bene, ora che il calcio è ridotto a manfrina televisiva, forse sarebbe tempo di riflettere.