Il giorno dopo l'ennesimo rinvio del disegno di legge sulle unioni civili che porta il suo nome, Monica Cirinnà, in un'intervista su Il Fatto Quotidiano, si toglie alcuni sassolini dalla scarpa e reindirizza la sua amarezza per la piega che ha preso la discussione in aula non più solo sui 5 Stelle, ma anche su alcuni colleghi del proprio partito: «Sto pagando porcate fatte da certi renziani che volevano un premietto dal rimpasto di governo: chi voleva diventare sottosegretario, chi la presidenza di una commissione».

E tanto pe non lasciar dubbi su eventuali stralci o aggiustamenti che nel frattempo il suo ddl dovesse subire per far coincidere futuri interessi alla fedeltà di governo da parte di cattodem, alfaniani e altri, Monica Cirinnà è stata lapidaria: «Non lascio il mio nome su una legge schifezza

Gi strali che la Cirinnà ieri ha lanciato solamente nei confronti dei grillini, oggi - e forse più appropriati - sono stati diretti nei confronti del proprio partito, con tanto di nomi e cognomi, per non lasciar spazio a dubbi di sorta: «In tutta questa brutta storia  pago la lotta, la guerra profonda che c’è tra i renziani… Una cosa tremenda… No, dico: ma ha visto come s’è comportata con me la Di Giorgi? Guardi che lei è una renzianissima della prim’ora, stava a Firenze con Renzi… Eppure […]  Pago le delusioni di chi, e sono tanti, nutriva forti aspettative nell’ultimo rimpasto di governo […] Stavano tutti lì ad aspettare il premietto, una promozione […] Chi voleva guidare una commissione, chi avrebbe voluto diventare sottosegretario […] E allora sono scattate volgari ripicche, atteggiamenti assolutamente disgustosi sia in Aula che fuori».

Infine, Monica Cirinnà lancia un ulteriore messaggio ai cattodem del proprio partito, ricordando come e con chi il testo del ddl che porta il suo nome sia stato scritto e concordato: «Eravamo in tre: io e i senatori Giuseppe Lumia e Giorgio Tonini, nell’ufficio di Giorgio. E lì abbiamo finito di limare il testo, sui cui contenuti tutto il gruppo del Pd s’era impegnato. E s’era impegnato, diciamolo, perché le unioni civili e le adozioni sono nel programma elettorale del partito». Da sottolineare che Giorgio Tonini è uno tra i più  influenti rappresentanti dell'area cattodem del PD.

La conclusione della Cirinnà sulla vicenda in atto è quella di aver considerato ormai il suo ddl e il suo lavoro non più centrali nell'agenda politica del governo, poiché potrebbero  innescare quetioni politiche tali da minarne la stabilità.

Il futuro del ddl, pertanto, sembrerebbe quello di essere accantonato o, nel migliore dei casi, fortemente ridimensionato con lo stralcio della stepchild adoption e persino di altri punti non graditi alla gerarchia cattolica, tanto da vanificarne l'efficacia e trasformarlo nella classica non legge come l'esperienza italiana in passato ci ha già insegnato, con gli esempi delle leggi non leggi sulla fecondazione assistita e sul conflitto d'interessi.