La baraccopoli di San Ferdinando brucia, un migrante muore e Salvini la vuole sgombrare. L'USB si oppone
Nella baraccopoli di San Ferdinando, nella notte, è scoppiato un altro incendio che ha causato l'ennesima vittima: un 28enne proveniente dal Senegal.
Moussa Ba, questo il suo nome, viveva in una piccola roulotte. Le fiamme sono iniziate in una baracca non molto distante, ma i materiali con cui l'accampamento è costruito hanno fatto sì che il rogo si allargasse in pochissimo tempo, non lasciando scampo all'uomo che, colto nel sonno, non ha avuto tempo e modo di mettersi in salvo.
La baraccopoli di San Ferdinando conta una lunga serie di lutti. Tra le fiamme, prima di Moussa Ba, sono morti Becky Moses e Jaiteh Suruwa, a cui vanno aggiunte le morti di Soumaila Sacko, ucciso lo scorso giugno, e Sekinè Traorè, ammazzato tre anni fa.
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha dichiarato: «Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando. L'avevamo promesso e lo faremo, anche perché illegalità e degrado provocano tragedie come quella di poche ore fa. Per gli extracomunitari con protezione internazionale, avevamo messo a disposizione 133 posti nei progetti Sprar. Hanno aderito solo in otto e anche gli altri immigrati, che potevano accedere ai Cara o ai Cas, hanno preferito rimanere nella baraccopoli. Basta abusi e illegalità.»
Secondo l'Unione Sindacale di Base, quanto sopra dichiarato da Salvini porterà a questo: chi è in regola sarà rinchiuso in un altro recinto, meno precario, ma chi non lo è, subirà la "vendetta salviniana, fatta di infernali gironi poliziesco-giudiziari".
L'USB si oppone a tale decisione perché, come spiega in una nota, "da anni è impegnata in un lavoro di organizzazione e salvaguardia dei diritti e della dignità dei braccianti di San Ferdinando" e negli ultimi mesi aveva registrato l'accoglimento delle sue proposte cardine, basate su "accoglienza diffusa e integrazione dei lavoratori", senza dimenticare di denunciare "le condizioni sociali e sanitarie subumane della baraccopoli di San Ferdinando e di altri ghetti quali la Ciambra di Gioia Tauro", insieme "all'indifferenza con la quale si dà per acquisito che chi alimenta l'intera filiera agro-alimentare sia obbligato a sopravvivere in condizioni miserabili".
Ma allora la baraccopoli dovrebbe sopravvivere? No. L'USB chiede, anzi, "pretende" che sia data immediata attuazione agli accordi raggiunti insieme alla prefettura e "non si prenda a pretesto la morte di Moussa Ba per usare il pugno di ferro contro i braccianti, e soprattutto", opponendosi a quelle che definisce "strumentalizzazioni del ministro Salvini che, eletto proprio in Calabria, della situazione calabrese si è sempre disinteressato, salvo scaricare, come vergognosamente fatto questa mattina, la responsabilità dei morti sugli stessi braccianti."
L'USB ha poi dichiarato che San Ferdinando verrà presidiata da delegati e attivisti "per evitare qualsiasi colpo di mano autoritario". Sarà un nuovo problema per la propaganda del cambiamento?