Cronaca

La Cassazione chiude la vicenda Thyssenkrupp con la condanna definitiva dei sei imputati

La notte fra il 5 e il 6 dicembre del 2007, gli operai che stavano lavorando sulla linea 5 adibita al trattamento termico dei prodotti di laminazione, nello stabilimento di corso Regina Margherita dell’acciaieria Thyssenkrupp di Torino, furono avvolti dalle fiamme.

Poco prima della mezzanotte in un pozzetto della linea dove stavano lavorando, scoppia un piccolo incendio. Gli operai, abituati a quel tipo di problemi si apprestano a spegnerlo, ma accade un imprevisto. Un tubo che contiene olio bollente ad alta pressione cede all'improvviso. L'alta temperatura, il liquido infiammabile e le fiamme già presenti causano una fiammata da cui vengono avvolti sette operai. I colleghi che lavoravano nelle vicinanze, non coinvolti nell'incendio, cercano di darsi da fare ma scoprono che molti degli estintori sono scarichi, la manichetta dell'acqua è rotta ed il telefono è staccato.

Quando arrivano i soccorsi per uno dei lavoratori non c'è più nulla da fare. Per gli altri le condizioni appaiono disperate, moriranno poco tempo dopo. I loro nomi: Antonio Schiavone, Bruno Santino, Angelo Laurino, Roberto Scola, Giuseppe Demasi, Rosario Rodinò, Rocco Marzo

Il 15 gennaio del 2009, a Torino si apre il processo contro i dirigenti di Thyssenkrupp. Sei sono quelli rinviati a giudizio. L'amministratore delegato Harald Espenhan con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale rischia fino a 21 anni di carcere. Gli altri cinque dirigenti (Gerald Priegnitz, Cosimo Cafueri, Giuseppe Salerno, Daniele Moroni e Marco Pucci) rischiano invece fino a 15 anni con l’accusa di omicidio colposo con colpa cosciente.

Il processo in primo grado si concluse due anni dopo con la condanna a 16 anni e mezzo di carcere per l'amministratore delegato per omicidio volontario con dolo eventuale e a 13 anni e mezzo di carcere per gli altri dirigenti, escluso Daniele Moroni a cui furono dati 10 anni e 10 mesi di reclusione, per omicidio e incendio colposo.

Nel processo di secondo grado, per Harald Espenhan era stato riconosciuto l'omicidio colposo ma aggravato dalla colpa cosciente non più dal dolo eventuale, con una riduzione delle pene. Nel 2014 la Cassazione, pur confermando l'ipotesi di omicidio, aveva fatto ripetere il processo di secondo grado per ridefinire le sanzioni comminate agli imputati, a causa dell'esclusione dell’aggravante delle omissioni dolose di cautele sugli infortuni.

Nel 2015 si celebra il nuovo processo e tutti e sei dirigenti Thyssenkrupp vengono condannati con queste pene: 9 anni e 8 mesi all'amministratore Harald Espenhahn, 7 anni e 6 mesi a Daniele Moroni, 7 anni e 2 mesi a Raffaele Salerno, 6 anni e 8 mesi a Cosimo Cafueri, e 6 anni e 3 mesi a Marco Pucci e Gerald Priegnitz.

Oggi in Cassazione, nella quarta sezione penale presieduta da Fausto Izzo, si celebrava  l'atto conclusivo di questo iter giudiziario, iniziato con un colpo di scena. Il procuratore generale Paola Filippi, nella sua requisitoria, ha invitato il collegio giudicante ad annullare la sentenza di condanna per celebrare di nuovo il processo di secondo grado per rideterminare le pene per i reati di omicidio colposo plurimo e per rivalutare il no alle attenuanti per quattro degli imputati.

Comprensibili le urla e le grida dei parenti degli operai morti, alla richiesta del PG. Parenti che sono poi stati allontanati dall'aula dalle forze dell'ordine per consentire la continuazione della discussione.

Dopo la camera di consiglio è arrivata la decisione della Cassazione con la conferma delle condanne decise dalla Corte d'Assise d'Appello nel processo celebratosi a Torino nel maggio del 2015. Con la decisione odierna della Cassazione le condanne per i sei imputati diventano definitive.

La camera di consiglio è durata 4 ore e al pronunciamento della sentenza, molti sono stati i familiari che hanno pianto così come l'unico sopravvissuto alla tragedia, il deputato del Partito Democratico Antonio Boccuzzi.

Gli imputati italiani, in caso di condanna, avevano anticipato che si sarebbero costituiti spontaneamente senza attendere il provvedimento di incarcerazione. Per i due tedeschi, la procedura prevede tempi più lunghi a causa della trasmissione degli atti processuali. Inoltre, la loro condanna potrebbe essere scontata in un carcere tedesco.

Autore Matteo Pani
Categoria Cronaca
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