ITALIA 1938. “Il Manifesto degli scienziati razzisti, sottoscritto da numerosi scienziati e docenti universitari, sotto l’egida del Ministero della cultura, fissò i punti fondamentali della posizione del fascismo nei confronti della razza, enucleando i concetti che sono stati alla base di un complesso di regi decreti, leggi e circolari che in un brevissimo lasso di tempo hanno tentato di cancellare la comunità ebraica in Italia, in quanto “gli ebrei non appartengono alla razza italiana”.

Tutta la legislazione, accompagnata da una forte campagna di stampa, fu pertanto articolata partendo dalla definizione di “ebreo”, fondata sul legame di sangue coerentemente con un’impostazione biologica dell’appartenenza al popolo e alla Nazione italiana. Da questa assunzione derivarono in rapida successione una serie di divieti per i cittadini italiani ebrei che andavano dall’impedimento ad insegnare o a frequentare scuole e università, con conseguente allontanamento degli studenti e dei docenti da tutti gli istituti, al divieto di contrarre matrimonio con cittadini non ebrei, di possedere aziende importanti per la difesa nazionale o di possedere aziende, terreni fabbricati che superassero certe dimensioni, di prestare servizio alle dipendenze di amministrazioni pubbliche, civili e militari, di iscrizione ai vari albi delle libere professioni.”


ITALIA 2021/22, con una serie di decreti accompagnati da una forte campagna di stampa, inizia un parallelo, questa volta, giustificato da una necessità di tutela sanitaria che, tramite la somministrazione di un siero sperimentale andrà sempre più a definire le nuove "razze" italiane, quella che obbedisce senza porsi domande. E quella renitente, da annientare.

Per la razza disobbediente, che rifiuta quel siero indebitamente chiamato vaccino pur non avendone le caratteristiche di protezione, sicurezza ed efficacia, scattano i divieti, da quello di contrarre matrimonio, dall’impedimento ad insegnare o frequentare università, accedere a uffici pubblici ecc... Fino a quello di potere acquistare qualunque cosa che non sia strettamente necessaria alla primaria sussistenza. Il tutto con l’approvazione ed il plauso incosciente di una gran parte di popolo, italiani discendenti da quelli che tramite delazioni (allora non esisteva il sistema di rilevazione del qr code), correvano a denunciare i differenti. Anche oggi, chi ha l’ardire di denunciare il raggiro di tante leggi del diritto, da quelle nazionali del dettato costituzionale a quelle sovranazionali dei dieci punti del Codice di Norimberga o del trattato di Oviedo del 4 aprile 1997, viene denigrato e odiato soprattutto dalla gente comune. Anche allora il popolo, nella sua maggioranza, si schierò con l’ impositore, si destò d’improvviso solo quando si accorse di essere vittima anch’esso, ma ci vollero altri sette anni tragici per renderlo minimamente edotto. Poi, come spesso nella storia accade, il tiranno ricomincia a programmare ed il popolo si riaddormenta, gregge placido e incosciente delle trame di potere.

E ora, in una Italia ipnotizzata dal miraggio del ritorno ad una normalità illusoria alla quale si potrà accedere solo rispettando un calendario di “dosi”, si cerca di reprimere la razza dissidente spingendosi oltre il limite che stabilisce la veridicità o meno di una democrazia. Anche a fronte di una evidenza ormai inequivocabile, dove le giustificazioni sanitarie non sussistono e sono smentite dai fatti, dove le dichiarazioni esplicite dei governanti sono di incitamento all’odio nei confronti dei disobbedienti che devono essere puniti solo in quanto tali, il popolo si perde e si vende, accorre a prenotare ogni dose che gli venga proposta, fosse anche solo per potere sorseggiare un caffè con l’orgoglio di avere prima mostrato il suo smartphone con l’applicazione, senza neppure rendersi conto o chiedersi cosa comporta quel gesto. E non basta, spinto dalla propaganda di regime auspica misure ancora più repressive per l’altra “razza”.

Siamo al secondo anno, nessuno sa fin dove si spingerà la repressione e l’arroganza del potere e del governo dei ricatti.

Ma la storia ha cicli simili, non sappiamo quando ma sicuramente la nuova Norimberga sta attendendo al vaglio per decretare il fallimento del grande reset al quale l’Italia sembra aspirare con tanta determinazione.

E l’Italia sarà di nuovo desta, le parole del “canto degli italiani”, inno nazionale scritto da un giovane poeta di nome Goffredo Mameli, morto nelle battaglie di Roma in quell’esperienza gloriosa e tragica che sancì la prima costituzione italiana, torneranno ad avere un significato.