Papa Francesco: liturgia non è solo per specialisti. No a preti zitelloni, ma intanto ancora non accoglie nella Chiesa i preti sposati
"A sessant’anni dalla promulgazione della Sacrosanctum Concilium, non smettono di entusiasmare le parole che leggiamo nel suo Proemio, con le quali i Padri dichiaravano la finalità del Concilio. Sono obiettivi che descrivono una precisa volontà di riforma della Chiesa nelle sue dimensioni fondamentali: far crescere ogni giorno di più la vita cristiana dei fedeli; adattare meglio alle esigenze del nostro tempo le istituzioni soggette a mutamenti; favorire ciò che può contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo; rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa (cfr SC, 1). Si tratta di un lavoro di rinnovamento spirituale, pastorale, ecumenico e missionario. E per poterlo realizzare i Padri conciliari sapevano bene da dove dover cominciare, sapevano «di doversi occupare in modo speciale anche della riforma e della promozione della liturgia» (ibid.). È come dire: senza riforma liturgica non c’è riforma della Chiesa.Possiamo fare una tale affermazione solo comprendendo che cos’è la liturgia in senso teologico, così come i primi numeri della Costituzione sintetizzano in modo mirabile. Una Chiesa che non sente la passione per la crescita spirituale, che non cerca di parlare in modo comprensibile agli uomini e alle donne del suo tempo, che non prova dolore per la divisione tra i cristiani, che non freme per l’ansia di annunciare Cristo alle genti, è una Chiesa malata, e questi ne sono i sintomi.
Senza riforma liturgica non c’è riforma della Chiesa, afferma il Papa nel discorso alla plenaria del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: una Chiesa che non cerca di parlare in modo comprensibile agli uomini e alle donne del suo tempo "è una Chiesa malata", il ruolo della donna è centrale ma non va ridotto alla sola "ministerialità".
Papa Francesco chiede riforme ma quando deve promulgarle lui, in particolare quella sui preti sposati riammessi al ministero, si chiude in una grande intransigenza e respinge tutte le proposte di collaborazione che i preti sposati gli hanno inviato fin dal 2003, anno della nascita del Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati, fondato da don Giuseppe Serrone.
Di seguito il video con la notizia tratto da TG 2000: