Un'indagine effettuata sulla posizione del braccio e del corpo necessarie per ottenere la ferita visibile nell'immagine della Sindone di Torino è stata eseguita utilizzando un volontario.

I due rivoli di sangue presenti sul dorso della mano sinistra della Sindone sono compatibili solo con un soggetto in piedi con le braccia aperte ad un angolo di circa 45°.

Questo angolo è però incompatibile con quello necessario per giustificare le macchie di sanguedell'avambraccio, che richiedono che la posizione della braccia, per un soggetto in piedi, sia quasi verticale.

La macchia di sangue visibile sul lato anteriore del torace (la ferita della lancia) mostra che la Sindone rappresenta il sanguinamento in modo realistico per un uomo in posizione eretta, mentre le macchie sul retro di un presunto sanguinamento post mortem dalla stessa ferita, per un cadavere posto in posizione supina, sono totalmente irrealistiche.

La simulazione del sanguinamento dalle ferite del chiodo a contatto con le superfici di legno ha prodotto risultati non chiari.


Quelle sopra riportate sono solo alcune delle valutazioni riportate nell'articolo "A BPA Approach to the Shroud of Turin", pubblicato sul Journal of Forensic Sciences, in cui Matteo Borrini, dottorando all'università di Liverpool, e Luigi Garlaschelli, membro del CICAP e Responsabile delle sperimentazioni per quel centro, affermano che molte delle ferite presenti sulla sindone non sarebbero compatibili con quelle di un uomo posto in posizione verticale, crocifisso, o supino, steso in un sepolcro.

Utilizzando sangue vero e sangue artificiale, sia su un manichino che su un modello vivente, le macchie riportate sulla sindone non sono compatibili con quelle di una crocifissione, tra l'altro simulata anche con croci di forma diversa, diversi tipi di legno e posizioni differenti del corpo, compresa quella con le braccia verticali, allungate sopra la testa.

Pertanto, in base alle sperimentazioni effettuate, i due ricercatori hanno concluso che la sindone sia un prodotto artistico.


In questi stessi giorni, un anno fa, uno studio pubblicato sulla rivista americana PlosOne - scritto a quattro mani da Elvio Carlino, Giulio Fanti, Liberato De Caro e Cinzia Zannini, frutto di una collaborazione iniziata nel 2015 tra Cnr (Istituto Officina dei materiali di Trieste e Istituto di cristallografia di Bari) e dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova - si affermava che la Sindone abbia avvolto il cadavere di un uomo che è stato duramente flagellato, coronato di spine e morto in croce.

Nel marzo di quest'anno, inoltre, è stato presentato a Padova, il modello tridimensionale dell'uomo della sindone, dopo un lavoro durato due anni eseguito dal gruppo multidisciplinare dell'Università e dell'ospedale di Padova guidato dal professor Giulio Fanti, tra gli autori della ricerca citata in precedenza.