«Mi spiace che queste ore siano segnate anche da polemiche interne dentro il PD. Voi direte: "Matteo, dov’è la novità? Sono ormai mesi segnati da polemiche interne dentro il PD". È vero. Ma sicuramente crea un certo stridore vedere che nel mondo si discute di Trump ed Europa, da noi invece la polemica è legata alla consueta battaglia interna su questioni appassionanti (forse) solo per i diretti interessati.
Le cose stanno più o meno così: dopo il referendum di dicembre, proponiamo il congresso. Ci viene detto di No: "Meglio evitare la conta, altrimenti sarà una rissa". E sicuramente ve lo ricordate: alcuni di noi – a cominciare dall’elegante Giachetti – non gradiscono questa posizione.
Ma noi accettiamo in nome della pace interna e manteniamo la scadenza congressuale per il dicembre 2017 come previsto dallo Statuto.»
Questo è quanto il segretario del Partito Democratico, ex premier, Matteo Renzi ha avuto il coraggio, meglio... la faccia tosta di scrivere nella sua ultima enews dello scorso 6 febbraio.
Subito dopo la sconfitta da lui subita al referendum del 4 dicembre, la minoranza del partito, la sinistra dem, ha chiesto ripetutamente e senza tentennamenti un congresso anticipato che chiarisse la linea politica all'interno del PD.
Il motivo? La politica del governo e le sconfitte elettorali alle amministrative e al referendum costituzionale. Impossibile attendere un anno. Celebrare quanto prima un congresso che, una volta per tutte, chiarisse la linea politica del partito era una necessità logica, dimostrata dai fatti.
Dopo il referendum costituzionale, l'Assemblea Nazionale del PD era il luogo deputato per annunciarlo. Matteo Renzi non ha neppure sollevato il problema, quando invece, se avesse avuto realmente a cuore la stabilità del Partito Democratico, avrebbe dovuto esser lui per primo ad indicarne la data.
Ad ulteriore dimostrazione delle doti di mentitore seriale, adesso Renzi scarica sugli altri la volontà di non volere il congresso anticipato. È veramente incredibile.
Perché il congresso del partito fa paura a Renzi? È molto semplice. Lo statuto del PD prevede che il segretario del partito sia anche candidato premier. Nel caso in cui il congresso venga celebrato prima delle prossime elezioni politiche e Renzi non sia più eletto segretario, allora se il PD vincesse le politiche lui non sarebbe più il candidato premier!
Ma non va neppure dimenticato il ruolo del segretario nella composizione delle liste elettorali. I renziani con Renzi segretario, va da sé, sarebbero i favoriti per un seggio assicurato (almeno con l'attuale legge in vigore alla Camera).
Quindi, la causa per cui Renzi non vuole celebrare il congresso anticipato e vuole andare alle urne prima che sia costretto a fare il congresso in autunno è da ricercare non nella minoranza del PD, ma nella necessità di sopravvivenza politica dello stesso Renzi.