Mentre la Russia continua a tessere rapporti strategici e fondamentali per la sua politica di sviluppo economico, non solo con la Cina, ma anche con una fetta sempre più numerosa e importante di stati africani, l'Europa si trova isolata e divisa, sia all'interno delle sue nazioni, dove i movimenti per la pace prendono forza e, come ad esempio in Italia, costituiscono la maggior parte dei cittadini, sia fra le nazioni stesse, dove i distinguo si fanno sempre più chiari, costringendo gli stati europei a tendere la mano al 'gigante' americano e alla sua fame globalizzante.

Un fronte che, ancora una volta è stato spezzato dall'Ungheria, nazione che da sempre ha assunto posizioni verso il servilismo filo NATO degli altri stati europei.

Il capo dell'ufficio del primo ministro ungherese, Gergely Guiyash, ha affermato infatti che Budapest non invierà armi e munizioni all'Ucraina.

"Ovviamente, ci sono paesi dell'UE che invieranno parte di queste munizioni alla guerra - ha detto -, ma l'Ungheria non lo farà". Guyash anche ha affermato che l'Ungheria è coinvolta sì nell'armamento dei paesi della NATO, ma che "i soldati ungheresi vengono inviati al confine orientale solo per scopi di difesa".

Ma non basta: la stessa Ungheria ha avvertito la Corte Penale Internazionale che non arresterà il presidente russo, Vladimir Putin, se dovesse entrare nel Paese, al contrario di quanto promulgato dalla CPI stessa, organo riconosciuto dal governo magiaro sebbene non, guarda caso, da Russia, Ucraina e Stati Uniti.