Italia che vai. Italia che va via e non ritorna più. Vi ricordate tutta la produzione documentaristica della vecchia Rai del 20 secolo? Una vera e propria bibliovideoteca, un archivio inestimabile. Di tutto il pianeta Italia, dei suoi mille risvolti, soprattutto culturali.

Perché la cultura, le tradizioni, la sociologia locale, le varie etnografie sono anche esse un patrimonio materiale, nella loro immaterialità. Sono l'applicazione pratica del pensiero astratto cerebrale umano sul mondo materiale. Non applicato con strumenti pratici come pittura, scultura, letteratura, ma tramite quelli di ampio respiro della struttura sociologica, interrelazione di arti liberali e scienza empirica.

Chi non ricorda, se in avanti negli anni, scene della propria vita, nella memoria collettiva, di immagini familiari, cerimonie religiose, monumenti e palazzi legati a intimi drammi e felicità personali, tutta una etnografia variegata di una società potremmo dire, artistica. Era l'Italia. Anzi, il giardino della sociologia e etnologia europeo.

Chi è salentino, sa benissimo di cosa tratta il libro preso in esame qui. Il copione di un archivio immenso, della biblioteca cognitiva delle storie di vita. Come esempio, il Salento. Ma in realtà, tutto esteso al resto dell'Italia. Un Grand Tour di tradizioni e letteratura della memoria, equivalente a quello classico letterario artistico del 1800.

Ma oggi, nell'anonimo grigiore delle immense periferie del paese Italia modello Brumotti, che cosa ormai sopravvive di questa ricchezza, stroncata dalla ormai vincente longa manus della globalizzazione mondiale?