Come ogni anno, puntualmente, arriva la sentenza dell’Istat: in Italia la povertà aumenta. A destare l’allarme sono le frequenti privazioni degli italiani, i quali rinunciano a un pasto salutare, ai riscaldamenti, alla canonica settimana di vacanze italiane. Secondo l’Istituto di Statistica, il 47,3% rinuncerebbe a viaggi e riposo, eppure in controtendenza a queste limitazioni sociali, si è diffuso un nuovo trend vacanziero: il Bleisure, un connubio perfetto tra la villeggiatura e la trasferta legata a motivi di lavoro.
Il neologismo inglese è il risultato delle parole business e leisure, ossia l’unione tra riunioni di lavoro e svago. Il viaggiatore Bleisure desidera trarre vantaggio dalla sua occupazione, pertanto, cambiano le scelte degli hotel e dei servizi richiesti. Non ferie, dunque, bensì un nuovo modo di vivere il viaggio. Una tendenza che prevede voli lunghi e mete gettonate quali Barcellona, Lisbona, Parigi, Roma, Dublino, Ginevra, Londra, Milano (Expò ne è stato l’apripista). Il turista Bleisure viaggia con moglie e prole al seguito e si dimena tra un incontro con il capo e una passeggiata tra musei con la famiglia; il viaggio è pagato dall’azienda e, quindi, si è maggiormente inclini alle spese extra. Una moda cui le agenzie di viaggio fanno l’occhiolino, integrando la loro offerta, e che sembra apportare beneficio al lavoratore stesso; difatti, una mente riposata e lucida produrrà molto di più alla scrivania.
Di conseguenza, perché scegliere un viaggio Bleisure? Perché subentra la necessità di estendere le proprie conoscenze su un posto mai visto prima, migliora la qualità del lavoro svolto e s’intensifica il senso d’appartenenza all’azienda.
Unica causa ostativa a tale pratica è la questione della sicurezza e il vuoto legislativo in merito. “Se il dipendente si trova in situazioni rischiose durante un weekend Bleisure, di chi è la responsabilità della sua sicurezza?”, si sono chiesti questo i Travel Manager di alcune aziende italiane presenti al “Biz Travel Forum 2016” di Milano mostrando una sorta di contrarietà ideologica piuttosto che di realizzazione pratica. Ma si sa, l’Italia fa fatica ad adattarsi alla sharing economy. Le richieste da parte dei viaggiatori- soprattutto di quelli che decurterebbero lo stipendio e lo sostituirebbero con un numero maggiore di gite turistiche- però aumentano, con previsioni di crescita anche nel 2017.
Veronica Otranto Godano