In Senato, martedì pomeriggio, si è votata la calendarizzazione del ddl Zan. La votazione ha visto confermata la richiesta di Pd, 5 Stelle e LeU con la discussione del disegno di legge che inizierà a partire dal 13 luglio.

Gli estremisti di destra, così come i loro alleati storici di Forza Italia e i neo-alleati di Italia Viva, hanno cercato in tutti i modi di ritardare ulteriormente l'approdo in Aula della legge Zan. Pertanto, quanto accaduto è una prima smentita per coloro che si oppongono alla legge, sulla base del fatto che non abbia i numeri per essere approvata.

Anche la presidente dell'Aula, la senatrice Casellati (Forza Italia), alquanto irritualmente ha cercato di ritardare la discussione i aula del ddl Zan:

"Prima di passare alla votazione, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che negli ultimi interventi c'è una richiesta da parte di tutti di arrivare a una definizione concorde su un tema così importante, nel senso di tentare quantomeno una sorta di mediazione.Faccio presente che, raccogliendo gli interventi di tutti e a eccezione del Gruppo Fratelli d'Italia, la differenza consiste nello spostamento di una settimana.Invito tutti a una riflessione perché non si dica che in questa Assemblea su un tema così importante rinunciamo al dialogo per la differenza di una settimana. Dopodiché, ciascuno prenderà le proprie decisioni. Mi sentivo in dovere di dirlo a tutti".

Due le votazioni contro la calendarizzazione del ddl  Zan: una è stata avanzata dai Gruppi Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione e Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC, che chiedevano che la discussione venisse calendarizzata la settimana successiva a quella del 13 luglio, l'altra del Gruppo Fratelli d'Italia, che chiedeva che il ddl non venisse neppure messo in discussione.

Entrambe le richieste non state respinte.

L'esito della votazione è stato così commentato dal segretario dem, Enrico Letta: 

Calendarizzato il Ddl Zan. Quindi vuol dire che i voti ci sono! Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo.

Il voto dimostra quanto sia strumentale la posizione di Italia Viva che, è inutile ripeterlo, guarda al ddl Zan sono in funzione delle vendette personali di Matteo Renzi. Gli estremisti di destra, invece, vi si oppongono per motivi ideologici, come candidamente ammette la deputata Giorgia Meloni (FdI):

"Davvero alcuni pensano che con il Ddl Zan si combatta realmente la discriminazione? Questa legge, invece, rischia di diventare un modo per imporre un certo tipo di modello in un mondo nel quale siamo tutti fluidi, privi di identità, privi di radici, privi di consapevolezza, privi di capacità di difendere i nostri diritti. Solo perfetti consumatori buoni per gli interessi delle grandi concentrazioni economiche".

Evviva la sincerità... finalmente! E Italia Viva, da non dimenticare, finisce per supportare tali posizioni.

Qual è l'intento degli estremisti destra? Lo ha riassunto ieri nel suo intervento la senatrice dem Simona Malpezzi:

"Come dicevo prima all'amica e collega Bernini e a tutti i colleghi nella precedente riunione, chiedo, non per una sorta di favore personale, di non usare il termine «forzatura» semplicemente perché non è appropriato. Nel racconto di oggi, infatti, la presidente De Petris ha provato a mettere un po' di ordine per dimostrare come il termine «forzatura» non sia assolutamente appropriato, perché al netto di quando il citato disegno di legge è stato approvato alla Camera e di quando è arrivato all'esame del Senato (quindi stiamo parlando di sette mesi fa), io vorrei metterle di fronte una data, signor Presidente, e lo vorrei dire anche ai colleghi: nel mese di aprile, dopo innumerevoli richieste, in Commissione giustizia, dove io mi trovavo perché sostituivo la collega Cirinnà, che in quel periodo era via per un piccolo intervento, abbiamo dovuto votare a maggioranza per poter incardinare un provvedimento che era già qui da mesi. Una cosa simile non si era mai vista e ciò succedeva perché c'era una netta contrapposizione con chi ci diceva che di quel tema non bisognava parlare. Non è che noi ieri o la settimana scorsa ci siamo svegliati nel chiedere la calendarizzazione, perché sono mesi che stiamo chiedendo che in quella Commissione si possa affrontare il tema in maniera ordinata. La risposta di ordine data dal presidente Ostellari, certamente nelle sue prerogative, è stata quella di consentire - e va benissimo - un numero molto elevato di audizioni, ben 170. A quel punto abbiamo fatto un'altra richiesta: che almeno le audizioni già svolte alla Camera venissero date per consolidate, conosciute, quindi depositate nuovamente e lette; non ci è stato concesso neppure quello. Abbiamo quindi chiesto che le 170 audizioni potessero essere contenute in un programma molto compatto, in modo tale da consentire alla Commissione di procedere; non ci è stato consentito neppure quello, tanto che da aprile le audizioni sono ancora in corso e non sono terminate, perché c'erano solo poche ore alla settimana per poterle svolgere . Sul termine «forzatura» direi quindi di stare attenti, anche perché, come spiegava prima bene la senatrice De Petris, avremmo potuto utilizzare altri strumenti per forzare, ma poiché non li ritenevamo corretti, volendo davvero dare il tempo giusto alla discussione, abbiamo provato a rispettare i tempi.Signor Presidente, ricorderà altresì che insieme al presidente Licheri, alla presidente De Petris e alla presidente Unterberger le abbiamo anche scritto, segnalandole le difficoltà dei lavori in quella Commissione, mettendo in evidenza che, qualora non ci fosse stata un'azione, che io voglio ridefinire ordinata, avremmo chiesto la calendarizzazione del provvedimento e non è mai successo nulla. E allora ecco perché, senatrice Bernini, non è una forzatura, ecco perché, senatore Romeo, non è una forzatura, perché stiamo andando avanti da mesi rispetto a questo. Allora abbiamo detto: bene, calendarizziamo, stabiliamo una data certa, in modo tale che la Commissione poi lavorerà. Tra l'altro, abbiamo sentito importanti esponenti della Lega dire che bastano dieci minuti per trovare gli accordi. . E allora quella Commissione li potrà trovare gli accordi!Oggi scopriamo in Aula che invece non può essere così e sentiamo però anche altre cose che non sono corrette, perché corretto non è neppure il termine "mediazione". Quella che è stata presentata oggi, dal nostro punto di vista (legittimo o meno), non è una mediazione, perché non si può mediare con una proposta che decide di tener fuori dalle tutele e dalla protezione tutte le persone trans o in transizione. Questa non è una mediazione o, almeno, noi non vogliamo mediare su questo. Siccome il presidente Romeo citava il disegno di legge a firma della senatrice Ronzulli e del senatore Salvini, dicendo che vi eravate fatti portatori anche di questo, vorrei segnalare un aspetto relativo a quell'impianto. Ve l'abbiamo anche detto, perché non è vero che non l'abbiamo letto; l'abbiamo letto molto bene. Quell'impianto è completamente antitetico a quello del disegno di legge Zan, per un semplice motivo: esso scardina addirittura la legge Mancino e interviene su una serie di sovrapposizioni che rendono addirittura poco interpretabile la legge che già c'è.Presidente, non abbiamo inventato niente in questo disegno di legge; i termini sono tutti quelli già presenti nel nostro ordinamento e quelli utilizzati dalla Corte costituzionale nelle sentenze. Non solo: non abbiamo inserito un divieto di espressione o limitato la libertà di opinione, perché quella legge non crea nulla di nuovo, ma estende solo la legge Mancino. Allora diteci se il problema è la legge Mancino; se non volete la legge Mancino, quello è il tema, ma è un altro argomento. .Presidente, noi andiamo avanti, convinti che una data certa possa consentire a questo ramo del Parlamento di esercitare un suo diritto, adempiendo al proprio lavoro di legislatore, con trasparenza, davanti a tutti, senza tirare in ballo il Governo. Onestamente quest'ultimo, tra l'altro, ha già risposto, dicendo che è fuori da tali questioni. Ha risposto anche alla domanda del senatore Alfieri, qui in quest'Aula, quando gli è stato chiesto quale fosse la sua posizione rispetto a quella nota uscita in un determinato modo e resa pubblica. Le informazioni e le posizioni da parte del Governo mi sembrano molto chiare; qui c'entra il Parlamento, non c'entrano le maggioranze vecchie e le maggioranze nuove. C'entra la volontà di dare a questo Paese una legge che questo Paese non ha: estendere le tutele di persone che oggi, per quelle tutele che non hanno, rischiano la vita. Quindi, Presidente, noi andiamo avanti nel chiedere. Ah, non la rischiano? Vede, Presidente, non la rischiano? È chiaro che per voi il problema non esiste, ma per noi sì; per questo c'è bisogno di una legge".