Juneteenth è un termine conseguenza di una crasi tra june (giugno) e nineteenth (diciannove). Con il 19 giugno, o per l'appunto il Juneteenth, per gli afroamericani si celebra quello che è noto anche come Freedom Day, per ricordare il 19 giugno 1865, quando il generale Gordon Granger a Galveston, in Texas, dichiarò che tutte le persone precedentemente schiave erano libere, applicando di fatto, dopo due anni dalla sua pubblicazione, l'Emancipation Proclamation voluto da Lincoln, in vigore già dal 1 gennaio 1863.
Nonostante l'epidemia causata dal coronavirus stia riprendendo vigore negli Stati Uniti, con Arizona e Florida le zone più a rischio, in base ai dati del 12 giugno, Donald Trump ha deciso di riprendere i suoi tour elettorali per risalire la china del consenso che ultimamente lo vede dietro di molti punti rispetto a Biden, ma non per il particolare attivismo di quest'ultimo, quanto per le sciagurate decisioni prese e le altrettanto sciagurate dichiarazioni relative sia alla gestione dell'emergenza Covid che alle manifestazioni seguite alla morte di Geoprge Floyd.
E in che giorno Trump aveva deciso di riprendere i suoi comizi post lockdown? Proprio a partire dal 19 giugno, giorno del Juneteenth. Un segno di rispetto nei confronti degli afroamericani per risanare la frattura dopo quanto accaduto a seguito della morte di George Floyd?
Tutt'altro. Infatti, il comizio che Trump aveva deciso di organizzare per il 19 giugno si svolge a Tulsa, in Oklahoma, città dove tra il 31 maggio e il 1 giugno del 1921 ebbe luogo un massacro razziale causato da una moltitudine di bianchi che attaccò residenti e attività della comunità afroamericana nel quartiere di Greenwood, causando la distruzione di 35 isolati con decine di morti (oggi si ritiene che le vittime siano state centinaia) e migliaia di feriti. Una tra le pagine più buie della storia degli Stati Uniti.
Quindi, mettendo insieme Junteenth e Tulsa, Trump, secondo molti, voleva dare un messaggio ben chiaro alla sua base, costituita tra l'altro dai nazifascisti del KKK e dai cosiddetti suprematisti che in Europa si chiamano primatisti o sovranisti, rappresentati in Italia da Meloni e da Salvini, per dire loro: sono dalla vostra parte.
Le polemiche non sono mancate. La scelta di Trump era troppo sfacciata. Per questo, nelle ultime ore lo hanno consigliato di ritirare il colpo e provare con qualcosa d'altro... così il comizio del 19 è stato spostato al 20 giugno.
...of respect for this Holiday, and in observance of this important occasion and all that it represents. I have therefore decided to move our rally to Saturday, June 20th, in order to honor their requests...
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 13, 2020