Salute

Il Censis denuncia la crisi del welfare sanitario in Italia causato dalle liste d'attesa

Il Censis denuncia la crisi del welfare sanitario in Italia causato dalle liste d'attesa

Il 58° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese offre un quadro preoccupante sullo stato del welfare sanitario in Italia, evidenziando un sistema in affanno e una crescente insoddisfazione da parte dei cittadini. Tra il 2013 e il 2023, la spesa sanitaria privata pro-capite è cresciuta del 23%, contro un aumento più contenuto (+11,3%) della spesa pubblica. A ciò si aggiunge un taglio in termini reali del 6,1% alle retribuzioni dei medici del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nel periodo 2015-2022, contribuendo a un progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari.

Dopo l'emergenza Covid-19, che ha messo a nudo le debolezze del sistema, l'83,6% degli italiani si aspettava un impegno più deciso per rafforzare la sanità pubblica. Tuttavia, i risultati sono stati deludenti, alimentando il desiderio di interventi strutturali. La maggioranza dei cittadini (92,5%) considera urgente l’assunzione di nuovi medici e infermieri, mentre l’87,2% ritiene prioritario migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario, percepito come la risorsa più preziosa del sistema.

Negli ultimi due anni, il 44,5% degli italiani ha sperimentato il sovraffollamento degli ospedali o di altri servizi sanitari, una situazione che ha spinto molti a rivolgersi al settore privato. Ogni 100 tentativi di prenotazione presso il SSN, quasi il 35% delle persone finisce per pagare prestazioni in intramoenia o nel privato puro. Questo fenomeno, determinato principalmente dalla lunghezza delle liste di attesa, colpisce sia i redditi medio-alti (37,1%) sia quelli bassi (32,0%), aumentando il rischio di una sanità per censo.

L'impatto economico è significativo: il 36,9% degli italiani ha dovuto ridurre altre spese per finanziare le cure sanitarie, quota che sale al 50,4% tra i redditi bassi. L’84,2% dei cittadini ritiene che i benestanti possano curarsi prima e meglio, accentuando un senso di ingiustizia sociale.

L’erosione del welfare pubblico ha modificato la percezione degli italiani: il 50,4% ritiene che il sistema si limiti a garantire le prestazioni essenziali, costringendo le famiglie a coprire direttamente molte spese. Il 49,4% si affida a strumenti di autotutela, come polizze assicurative o fondi integrativi, e il 61,9% preferisce destinare i risparmi alla protezione dai rischi sociali piuttosto che a investimenti finanziari.

Questa trasformazione ha conseguenze profonde sulla psicologia collettiva. Oggi, il 63,4% degli italiani dichiara sfiducia nel Servizio Sanitario Nazionale, temendo di non poter contare su soluzioni adeguate, mentre solo il 27,9% si sente tutelato.

Il quadro delineato dal Censis è chiaro: senza un'inversione di rotta, il rischio è quello di un sistema sanitario sempre più diseguale, dove la capacità di curarsi dipende dal reddito. Per rispondere a questa crisi, servono investimenti mirati per potenziare il SSN, migliorare le condizioni lavorative dei medici e ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure. Solo così sarà possibile ristabilire fiducia nel sistema e garantire il diritto alla salute per tutti.

Autore Vincenzo Petrosino
Categoria Salute
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