Con Reef Ball l'ambiente marino in pericolo, dopo che già dieci campioni sono stati collocati in Veneto ed Emilia Romagna? Cerchiamo di rispondere alla domanda.

L’Emilia Romagna sembra aver optato per una superata proposta statunitense per cercare soluzioni alla difesa della costa. Gli americani proponevano negli anni ‘90 per il ripopolamento e la difesa della costa una soluzione con un prodotto brevettato nel 1993 per soddisfare le esigenze della diminuzione del pescato, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Per altro, tale brevetto non internazionale è anche scaduto.

Gli Stati Uniti non aderiscono a nessun protocollo di difesa ambientale e permettono azioni in mare senza la necessità di considerare le conseguenze ambientali. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

E questo è il caso del “Reef Ball”.

Il Reef Ball è prodotto in calcestruzzo non armato e per essere realizzato deve necessariamente utilizzare fibre di plastica nell’impasto del cemento,  per dare così resistenza al composto di base.

Ogni metro cubo di cemento contiene 1/3 di sacco da 1 libbra di fibre plastiche di poliestere e polipropilene. Se si considera che ogni sacco da una libbra contiene circa 50 milioni di  fibre di PET 30/42  di poliestere estruso a fibre orientate e PP 30/42  di polipropilene ad alta tenacità "addittivato",  possiamo facilmente calcolare che per ogni metro cubo di calcestruzzo vi siano circa 15 milioni di fibre di materiale plastico impastate tra cemento e sabbia.

E’ da tutti conosciuto il fenomeno della lenta disgregazione del CLS in mare e quindi verrà immersa una quantità enorme di plastica a lenta cessione, già in piccolissime dimensioni... pronta per entrare nelle catene alimentari marine.

Al momento, probabilmente per scarsa competenza tecnica e biologica o forse per reale disinteresse nei confronti dell’ambiente, nessun organo competente ha ancora analizzato questo enorme caso ambientale.

Così, la Comunità Europea finanzia campagne per cercare di limitare e ridurre la quantità di plastica in mare e poi la Regione Emilia con fondi della stessa Comunità Europea finanzia un progetto che libererà in mare, per anni, milioni di microplastiche già pronte.

Il Produttore di Reef Ball presente in Italia non è che il proprietario di una fabbrica chimica che produce esattamente microplastiche da cemento, tanto che la sede di ReefBall è per l'appunto la stessa di FixFiber Srl.

Questo ci fa comprendere quante microfibre a basso costo possono essere messe nell’impasto di ReefBall. Anzi, la Ditta chiarisce che nell’impasto ne vanno addirittura di due tipologie, sia in grandezza che in qualità della plastica.

Questo l’indirizzo di riferimento dove è facilissimo verificare le informazioni

REEF BALL ITALIA
Fix Fiber Srl
Via del lavoro, 6
31040 | Nervesa della Battaglia

T+39 0422 1833221
[email protected]
www.reefballitalia.it

Contractor Autorized Reef Ball Foundation Inc

 

Di seguito due indirizzi sul web che parlano dell'utilizzo di Reef Ball sulla costa adriatica...

http://www.riminitoday.it/cronaca/per-la-stagione-estiva-riccione-si-prepara-a-difendere-la-costa-coi-reef-ball.htmhttp://www.riminitoday.it/cronaca/grazie-alla-sperimentazione-delle-reef-ball-si-ripopola-il-mare-di-riccione.html

Dagli articoli si comprende come l’ignara vita marina cerchi riparo e cibo in queste strutture che in realtà rilasciano plastica. Gli animali si cibano e si riproducono così in un ambiente altamente inquinato. Per fare un paragone a livello umano, tutto ciò potrebbe essere paragonato alla vita in un ambiente dove è presente in grande quantità l’amianto.

Sembra evidente che siamo di fronte all’ennesimo scempio dove la soluzione proposta ad un reale problema ambientale sembra rispondere agli interessi di tutti, meno che a quelli dell'ambiente! 

Siamo sicuri che non sia il caso di valutare meglio le conseguenze di questa soluzione prima di adottarla su larga scala?