Correre con i lupi. La guerra per procura in Ucraina: implicazioni e impatto sull'Europa
Cosa è rimasto della tragica esperienza della seconda guerra mondiale? Dopo settant’anni vi è la piena coscienza che il male si è evoluto, si impone violando la nostra dignità ogni giorno di più e, utilizzando il suo linguaggio volgarmente violento e menzognero continua ad infliggere umiliazioni, sofferenze e ingiustizie soprattutto ai più deboli e agli indifesi. L’ONU non è riuscito ad assolvere la sua primaria missione quella di dirimere le conflittualità tra stati perché le decisioni “critiche” sono state affidate sin dall’inizio ad un Consiglio composto per diritto dagli stati più potenti del mondo che, di fatto decidono dei destini degli altri popoli in funzione dei loro interessi. Le leggi e i trattati valgono per coloro che “non contano” non per le multinazionali e per i mercanti di armi che agiscono dietro i sipari della politica nazionale ed internazionale attraverso i loro burattini che hanno fatto eleggere alle più alte cariche politiche delle loro nazioni.
L’orrore dei campi di sterminio si sta spegnendo; nessuno ha mai né criticato né condannato il lancio di due bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki con le quali venivano sterminate duecentomila esseri umani (civili inermi): la vendetta per Pearl Harbour era stata consumata e allo stesso tempo rappresentò un monito al mondo che rimase spettatore/testimone muto e terrorizzato dinanzi ad una scelta così imperdonabilmente crudele.
La guerra per procura imbastita dalla NATO per conto dell’amministrazione Biden tra Ucraina e Russia ha coinvolto direttamente tutti i Paesi dell’UE e li sta trascinando rapidamente alla rovina. Ogni tentativo di aprire una trattativa per un cessate il fuoco è stata sprezzantemente rifiutata dagli USA che hanno investito un fiume di miliardi di dollari per piegare definitivamente la Russia alle proprie logiche di potere, indebolire i Paesi europei e renderli complici dei suoi giochi di potere attraverso un trattato concluso al termine del secondo conflitto mondiale. Si stanno riaffermando le regole e la logica della “guerra fredda” ciò lo dimostra l’immorale decisione dell’amministrazione americana di fornire le bombe a grappoli chieste da Zelensky ma considerate illegali da un trattato ONU in vigore dal 1° agosto 2010 allora sottoscritto da ben 111 Paesi: a quella data ben 38 Paesi avevano già ratificato il trattato mentre altri 70 firmatari, tra cui l’Italia (che lo avrebbe ratificato il 21 settembre 2011) non lo avevano ancora fatto.
La convenzione ONU sulle bombe a grappolo è un trattato internazionale che proibisce l'uso di tali armi esplosive il cui effetto è la dispersione su una certa area di submunizioni (bomblets). La convenzione è stata adottata il 30 maggio 2008 a Dublino mentre l'apertura alle firme degli stati sottoscrittori è avvenuta il 3 dicembre 2008 a Oslo.
In tutta la faccenda il tasto dolente era e rimane tutt’ora il ruolo determinante che rivestono gli stati produttori di armi che si sono ben guardati dal firmare la convenzione, tra cui gli USA, Russia, Cina, India, Israele, Pakistan e Brasile.
Cosa è accaduto nel Parlamento italiano? Ovviamente le resistenze dei produttori e mercanti di morte hanno fatto sentire il loro peso ma da parte delle associazioni contro la produzione delle armi vi è stato un intenso movimento per non far cadere nel dimenticatoio la ratifica della convenzione. In particolare chi ha contribuito principalmente a raggiungere il traguardo della firma dell’atto sono stati il Forum per la Finanza Sostenibile insieme ad altre organizzazioni e soggetti finanziari, come l’associazione Campagna Italiana Contro le Mine e Fondazione Culturale Banca Etica collaborando alla redazione del disegno di legge e aderendo alla petizione No Money for Bombs, nel 2015 chiedevano al Parlamento di riprendere l’iter di approvazione della legge, bloccato dal 2013.
La legge viene approvata dopo ben sette anni: il testo, infatti, è stato presentato per la prima volta al Senato nel 2010.
“Nel corso della XVI legislatura (2008-2013), il testo è rimasto bloccato in Commissione Finanze al Senato; nello stesso periodo è stato presentato anche alla Camera, dove nel 2012 ha ricevuto approvazione dalla Commissione Finanze: il termine anticipato della legislatura ha poi frenato il passaggio in Senato. Ripresentato a marzo 2013, sia alla Camera, sia al Senato, il ddl è rimasto incagliato a lungo tra i due rami del Parlamento. Nel 2015 Campagna Italiana Contro le Mine ha lanciato la petizione online No Money For Bombs, per chiedere al Parlamento di riprendere l’iter di discussione del ddl nel più breve tempo possibile. All’appello, a cui il Forum per la Finanza Sostenibile ha aderito, hanno risposto positivamente ben 10.000 cittadini italiani.
Sottoposto a una serie di emendamenti alla Commissione Finanze del Senato, il ddl è stato finalmente approvato a ottobre del 2016”.
Il 3 ottobre 2017 l’Assemblea della Camera dei Deputati approvava in via definitiva la proposta di legge: “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine anti-persona, di munizioni e sub-munizioni a grappolo”.
È una “buona” legge infatti vieta “alle istituzioni finanziarie (nello specifico, a intermediari finanziari e creditizi, a fondazioni e a fondi pensione) di finanziare società che, direttamente o tramite controllate o collegate, sono coinvolte nel mercato delle munizioni a grappolo e delle mine anti-persona. Le attività che ricadono sotto il divieto comprendono l’intera filiera della produzione di questi ordigni: dalla costruzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione e ricerca tecnologica, fino all’utilizzo, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione e trasporto”.
Per gli intermediari che violano la legge la sanzione va da 150.000 a 1.500.000 euro, mentre per le persone fisiche che ricoprono incarichi di amministrazione, direzione o controllo di queste istituzioni la multa è compresa da 50.000 e 250.000 euro.
Inoltre, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge gli organismi di vigilanza dovranno stilare un elenco delle società operanti nel settore (che verrà aggiornato annualmente) ed elaborare delle istruzioni sulle modalità per effettuare i controlli sulle istituzioni finanziarie.
La legge disciplina anche l’aspetto molto delicato della vendita che avviene principalmente all’estero, l’Italia aveva già previsto come reato penale l’”assistenza finanziaria” alla produzione delle bombe a grappolo con l’articolo 7 della legge n.95 del 2011, che ratifica la Convenzione di Oslo delle Nazioni Unite sulle Munizioni Cluster adottata nel 2008: la nuova norma stabilisce con chiarezza le operazioni finanziarie che costituiscono reato.
La Convenzione, attualmente sottoscritta da 119 Stati, vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasporto di bombe a grappolo; inoltre, ha istituito delle misure di cooperazione tra Stati per fornire assistenza ai sopravvissuti e alle loro comunità, per ripulire le aree contaminate e per contribuire alla distruzione degli arsenali esistenti.
Perché l’ONU è addivenuto a una simile decisione? Perché è una tipologia di ordigno di sterminio orrendo! Vi confesso che ho “fatto la conoscenza” di una simile mostruosità vedendo l’ultimo film di 007 (il Covid mi aveva messo agli arresti domiciliari come tutti) nel quale il protagonista muore a causa delle bombe a grappolo lanciate su di un’isola per distruggere la creazione maligna del solito “cattivo“ di turno. Rimasi molto impressionata anche se pensavo che fosse una raffina elaborazione digitale di una creatività perversa e deviata infatti non sapevo che in realtà un’invenzione del genere era sul mercato da decenni.
“Le bombe cluster, o bombe a grappolo, possono contenere al loro interno fino a diverse centinaia di micro-ordigni: sganciate in aria o sparate da terra, le bombe scoppiano a mezz’aria scagliando i frammenti esplosivi su ampie aree. Queste armi sono particolarmente letali sia perché colpiscono indistintamente combattenti e civili (che sono il 98%), sia perché i micro-ordigni inesplosi si depositano sul terreno, creando dei veri e propri campi minati, che per diversi anni continuano a provocare vittime e mutilati (attualmente 26 Stati e altre tre aree risultano contaminati da mine anti-uomo), oltre che compromettere lo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali interessate. Fra i teatri di guerra dove risultano attualmente impiegate figurano la Siria e lo Yemen.
Consola che 18 Stati firmatari della Convenzione di Oslo, insieme all’Argentina, hanno dichiarato di aver cessato la produzione di questi ordigni; nell' agosto del 2016, la società statunitense Textron ha annunciato di essere in procinto di porre fine a questa attività, facendo anche di Washington uno Stato “pulito”.
Attualmente 119 Stati hanno ratificato la convenzione, compresa l’Italia ma gli Stati Uniti hanno deciso di fornire questo tipo di ordigno agli ucraini: come la mettiamo? Gli USA stanno violando un trattato internazionale e si deve accettare tale decisione solo per il particolare che non lo hanno firmato: l’uso avviene sul territorio europeo e mette in grave pericolo tutta la comunità, la Russia pur producendo le bombe a grappolo non le ha mai usate: perché l’amministrazione americana alza il livello di scontro che mette in pericolo tutti noi? Come mai nessuno alza la voce sul fatto che c’è un trattato internazionale che vieta non solo l’uso ma anche finanziarne la produzione, lo stoccaggio, la progettazione e la vendita di una simile mostruosità?
Bisogna impedire che avvenga la consegna e l’uso di tali ordigni: le norme internazionali devono valere per tutti, nessuno escluso! Per quale motivo non si mobilitano i tribunali internazionali per i diritti umani?
Nel nostro Parlamento l’opposizione si deve mobilitare immediatamente con tutti i mezzi possibili per impedire una così grave violazione del diritto internazionale e, soprattutto coinvolgere con ogni mezzo i cittadini che hanno il diritto e soprattutto il dovere di agire contro simili prevaricazioni straniere.
Dagli anni Sessanta, le bombe a grappolo hanno ucciso 21.200 persone (ufficialmente).