Con una sentenza storica, venerdì 5 febbraio la Corte penale internazionale dell'Aia  ha deciso di avere giurisdizione territoriale nei Territori palestinesi occupati da Israele nel 1967. A seguito di ciò, potrà d'ora in poi avviare qualunque inchiesta su presunti crimini di guerra commessi a Gaza, Gerusalemme est e Cisgiordania.

Questo è stato stabilito anche se Israele non è un membro della Corte penale dell'Aia e l'Autorità Palestinese, che invece ne fa parte, non è però uno Stato.

Ma la CPI ha però verificato che tali ostacoli non fossero insormontabili , affidandosi al fatto che

“la Palestina ha accettato di sottoporsi ai termini dello Statuto di Roma della Cri e ha il diritto di essere trattata come ogni altro Stato per le questioni relative all'implementazione dello Statuto”,

come si legge nel comunicato emesso dalla Corte. Favorevoli alla decisione sono stati i giudici Reine Adélaïde Sophie Alapini-Gansou e il giudice Marc Perrin de Brichambaut.

Inoltre, la Camera preliminare ha ritenuto, a maggioranza, che gli argomenti riguardanti gli Accordi di Oslo e le sue clausole che limitano l'ambito della giurisdizione palestinese non sono pertinenti alla risoluzione della questione della giurisdizione territoriale della Corte in Palestina. Tali questioni e altre ulteriori questioni sulla giurisdizione potranno essere esaminate quando e se il Procuratore presenterà una domanda per l'emissione di un mandato di arresto o di citazione a comparire.

In Israele, quanto deciso all'Aia non è stato accolto con soddisfazione come fa capire la reazione del premier israeliano Benyamin Netanyahu:

"Oggi si è dimostrato ancora una volta che la corte è un'istanza politica e non giudiziaria. La Corte ignora i crimini di guerra veri e al suo posto perseguita lo stato di Israele dotato di un forte regime democratico e che rispetta lo Stato di diritto", aggiungendo che Israele non fa parte della Corte e che la decisione dell'Aja "va contro il diritto dei paesi democratici di difendersi dal terrorismo". 

Parere avverso anche dagli Stati Uniti di Joe Biden, quello che dice che con lui la democrazia adesso è tornata negli Stati Uniti, Evidentemente, la democrazia non prevede la tutela dei diritti umani per il popolo palestinese, in base a quanto è possibile capire dalla dichiarazione del portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, che con un tweet ha comunicato che "Gli Stati Uniti si oppongono alla decisione odierna [della CPI] riguardo alla situazione palestinese. Israele non è uno Stato parte dello Statuto di Roma", aggiungendo che "continueremo a sostenere il forte impegno del Presidente Biden nei confronti di Israele e la sua sicurezza, comprese le azioni di opposizione che cercano di prendere di mira ingiustamente lo Stato ebraico".


In base alla decisione della CPI, da ora in poi potrebbero essere indagati il primo ministro Netanyahu, gli ex ministri della difesa, da Yaalon a Lieberman a Bennett, gli ex capi di Stato maggiore, da Gantz all'attuale Kochavi, e i vetici dello Shin Bet.

Il primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese, Shtayyeh, ha accolto la decisione della Corte come una vittoria per la giustizia e l'umanità.