Tutti da Mattarella! Alcuni giorni fa il ministro scissionista, Giggino Di Maio, era andato dal capo dello Stato per comunicargli che lui avrebbe fondato un proprio gruppo parlamentare, ma che il supporto al governo Draghi sarebbe rimasto, anzi sarebbe stato ancor più forte di prima. Mattarella deve aver pensato di aver di fronte uno che che non stava tanto bene, visto che i 5 Stelle, a cui giggino apparteneva, non avevano intenzione di lasciare il Governo e non lo avevano minimamente manifestato. Ma tant'è.

Ieri sera, Mattarella si è visto comparire il presidente dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, anche lui recatosi al Colle per confermare la propria fiducia al Governo. Una nuova moda? No, perché Conte un motivo logico per recarsi al Quirinale lo aveva.

Infatti, ieri è scoppiato il caso di Draghi che aveva chiesto a Grillo, fondatore dei 5 Stelle, di scaricare Giuseppe Conte. Grillo, che è un comico trasformatosi in politico, almeno una volta sapeva fare il comico, ma quel che è certo è che di politica non ha mai capito nulla... ammesso che capisca qualcosa di altro. Così, come se nulla fosse, aveva rivelato al sociologo De Masi che il premier lo aveva invitato a sfiduciare Conte... come se fosse una cosa da nulla.

La rivelazione è finita sulla stampa ed è scoppiato il caso... come è giusto che sia, visto il ruolo tecnico di Mario Draghi. 

Conte ha confermato che la notizia era vera e di esserne stato informato da Grillo. E visto che la faccenda era diventata pubblica l'ha bollata per quello che è: una porcata, detto in parole povere.

Nel pomeriggio, a denti stretti, da Madrid dove si trovava per il vertice Nato, Draghi non nega quanto accaduto e fa sapere di essersi sentito con Conte con cui avrebbe chiarito tutto non appena rientrato a Roma. All'ora di cena, fonti di Palazzo Chigi diffondono una nota ai media in cui smentiscono qualsiasi telefonata di Draghi a Grillo. Quindi è tutto falso?

Nient'affatto, perché dopo qualche ora la notizia viene confermata, con l'aggiunta che esistono pure "messaggini" al riguardo tra Draghi e Grillo.

Il premier si accorge che la faccenda gli è sfuggita di mano e ritorna precipitosamente a Roma, abbandonando il vertice Nato con un giorno di anticipo con la motivazione ufficiale di un CdM per "esaminare" un provvedimento urgente contro rincari delle bollette e assestamento di bilancio. 

Tanto è reale la motivazione del CdM, che in mattinata Draghi, anche lui, era al Quirinale da Mattarella., ma non per annunciare possibili dimissioni e crisi di governo, ma per riferirgli di ciò che si è discusso al G7 e alla Nato. Sarà...

Oggi, Giuseppe Conte ha ribadito il suo sostegno al Governo, precisando però che:

"Siamo qui non per delle poltrone o per occupare uno spazio di potere, ma per difendere i bisogni degli italiani, in particolare di quelli che non hanno voce. Questa forza non ce la può togliere nessuno!"

Traduzione: Draghi, se continui a minare i provvedimenti a cui teniamo e che ci siamo intestati (vedi super bonus), non è scontato che continueremo a sostenerti. Inoltre, il previsto incontro tra Conte e Draghi pare non ci sarà, perché nella telefonata di ieri i due non avrebbero utilizzato toni molto diplomatici.

Infine, dall'interno dei 5 Stelle, cresce la richiesta di ritirare la delegazione dal Governo e di offrire un appoggio esterno, in questo caso contrattando di volta in volta qualsiasi provvedimento. In quel caso per Draghi, il suo lavoro si trasformerebbe in un probabile calvario. Mattarella ha già annunciato che in caso di crisi non darà incarichi a chicchessia: l'Italia andrà al voto.

Nel pomeriggio il Pd ha riunito la propria direzione nazionale. Crisi di governo ed elezioni prenderebbero in contropiede renziani e dimaiani che non hanno ancora stabilito con chi accasarsi per ottenere i circa 15mila euro mensili anche nella prossima legislatura. A Roma la tensione tra i parlamentari è alta, c'è in gioco un anno di stipendio.