I latini dicevano: «Quod tu es, ego fui; quod nunc sum, et tu eris», per ricordare che ciò che siamo è ciò che qualcun altro è già stato; e ciò che ora è in qualcun altro, un giorno sarà in noi. Ed è la semplice legge della vita, che ci obbliga a invecchiare e perdere molte cose, acquistandone però tante altre. Forse anche di più, perché dipende dal valore che noi diamo all'esperienza, alla conoscenza, e alla saggezza, che sono le rendite degli anni spesi e della nostra anzianità.
Esistono, forse, rendite migliori?
Un giovane direbbe: la prestanza fisica, l'energia, la resistenza e tenacia del corpo. Però queste non sono rendite, ma un sospiro della nostra meravigliosa esistenza; anche gli anziani lo sanno - essendolo stati - quanto preziosa e unica sia la gioventù. Ma le rendite… quelle si, hanno del miracoloso!
Le costruisci sin dall'infanzia e non svaniscono, non si perdono, si accrescono sempre di più diventando la forza più potente dell'essere umano: la saggezza!
Difficile raggiungerla, la saggezza. E' così altisonante e leggendaria che spesso la confondiamo con la perfezione, che invece sappiano non essere di questo mondo e soprattutto dei nostri tempi. Alla saggezza è più umile pensare come la qualità dell'assennatezza: il sapere razionale e di buonsenso che rappresenta il rapporto tra gli anni vissuti e il tempo dedicato al pensiero, all'istruzione, alla pratica.
Ritroviamo tutto questo nei nostri vecchi, se avranno condotto la loro esistenza perseguendo questa preziosa rendita che è la saggezza. Ed è una rendita ancor più per i giovani; accostandosi l'uno all'altro si completeranno in ciò che sono e saranno, quasi vivendo una simbiosi intellettuale.
Comunque vada: giovani! Non dimenticate che potete diventare anche dei vecchi saggi.
Non trascurate la “forza degli anni”… e chi già la possiede.