Martedì, le Ong hanno di nuovo scritto al premier chiedendo un incontro urgente per sbloccare la situazione dei migranti a bordo delle navi delle Ong Sea-Watch e Sea-Eye.

"Dopo cinque giorni dal nostro appello allo sbarco immediato dei 49 migranti a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye - hanno scritto in una nota 18 organizzazioni umanitarie - bambini, donne e uomini non hanno ancora toccato terra e restano ostaggio di una disputa tra Stati.
Per questo motivo chiediamo con urgenza al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte un incontro per chiarire i passi intrapresi dall'Italia per sbloccare la situazione e la posizione del nostro Paese sulla vicenda.

Le condizioni delle persone a bordo delle due navi stanno peggiorando di ora in ora e non è più possibile attendere oltre. Per questo motivo la priorità assoluta per tutti dovrebbe essere quella di lavorare affinché tutti i migranti possano toccare terra il prima possibile e non lasciarli altro tempo in mare, dando loro tutte le cure e l’assistenza umanitaria a cui hanno diritto."

L'appello è stato inviato dalle organizzazioni A Buon Diritto Onlus, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, ASGI, Avvocato di Strada, Focus - Casa dei Diritti Sociali, CNCA, Centro Astalli, CIR Consiglio Italiano per i Rifugiati, Comunità di S. Egidio, Emergency ONG, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia - FCEI, Salesiani per il Sociale, INTERSOS, Medici Senza Frontiere, Médecins du Monde Missione Italia, Medici per i Diritti Umani, Oxfam Italia, Save the Children Italia, SenzaConfine, Terre des Hommes.


Nel frattempo, per giustificare la loro feroce fermezza nel concedere un porto ai 49 naufraghi, Matteo Salvini e i suoi parlamentari leghisti hanno iniziato a dire che le navi Ong "hanno disubbidito alle indicazioni della Guardia Costiera Libica che stava andando a soccorrere i 49 immigrati", che altrimenti "ora sarebbero sulla terraferma."

Una ricostruzione dei fatti negata anche oggi da Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, in una intervista rilasciata alla trasmissione tv Tagadà, su La7, aggiungendo che se il capitano della Sea-Watch 3 non avesse soccorso i naufraghi avrebbe violato il diritto internazionale che regola i salvataggi in mare.


"Siamo da 18 gg. nel corso di una missione di salvataggio che non vede la fine - twittano dalla Sea-Watch. -
Un soccorso si può considerare concluso solo quando le persone tratte in salvo vengono portate in un porto sicuro, a terra. I naufraghi ne hanno bisogno ora!"

L'Europa, ancora, rifiuta di accoglierli.