Paura, agitazione, ma anche spiraglio di speranza e normalità. È questo che gli studenti dell’ultimo anno delle superiori hanno provato questi giorni, in queste ore, alla vigilia della maturità 2020, resa ancora più unica dalla crisi del coronavirus.

Tutti i maturandi italiani - circa mezzo milione - ieri erano alle prese con il 'ripassone', chini su libri e gli appunti presi da casa attraverso la didattica a distanza, l'unico modo in cui l’attività didattica ha potuto continuare a svolgersi durante la pandemia. l’ormai famosa DAD, è stata oggetto di una indagine a campione svolta dal gruppo “DigitAll”, composto da studentesse dell’Università Sapienza di Roma, che si sono occupate di riscontrare i diversi pareri tra gli studenti, sia maturandi che non. Quanto emerge dall’osservazione svolta dalle studentesse dell’Università romana è che molte delle scuole prese a campione si sono mobilitate per aiutare i loro studenti e le famiglie che non dispongono di mezzi necessari come pc e tablet, o ne hanno solo uno per tutta la famiglia, distribuendo gratuitamente questi dispositivi. Questa iniziativa di dirigenti scolastici e professori ha permesso a centinaia di ragazzi di poter continuare a seguire le lezioni, evitando quindi un blocco totale dell’attività didattica. A parlare della sua esperienza con la DAD è Sofia, maturanda del Liceo Classico:

“Molti dei nostri professori si sono impegnati con dei power point per aiutarci durante la spiegazione, altri non l’hanno fatto, e spesso dopo circa mezz’ora ci capitava di perdere il filo del discorso. Per quanto riguarda le valutazioni, attraverso la DAD, esse non sono assolutamente da considerarsi attendibili, i voti sono stati messi perché è quello che bisognava fare, ma sfido qualsiasi insegnante a dichiarare che secondo lui i suoi alunni non hanno copiato o non hanno avuto suggerimenti”.  

Sebbene questa valutazione della didattica a distanza non sia particolarmente positiva, Sofia ha poi continuato l’intervista raccontando anche della flessibilità dei professori:

“Un mio compagno di classe ha avuto qualche problema di connessione, che ha poi risolto con l’acquisto di un ripetitore Wifi, ciò gli ha spesso impedito di accedere puntuale alle lezioni, i professori lo hanno capito e non lo rimproveravano, ma ha comunque perso molte ore”.

Un’ altra studentessa, Lucia, iscritta all’ITET e non ancora maturanda ha raccontato alle componenti di DigitAll che il problema maggiore riscontrato anche da lei è relativo alla connessione.

“Spesso io e i miei compagni non riuscivamo ad accedere alla lezione – inizia- qualche volta è accaduto anche agli insegnanti stessi, e questo ci ha fatto perdere molto tempo che avremmo potuto dedicare alle spiegazioni. In realtà però devo dire che mi sono trovata tutto sommato a mio agio con questa modalità di insegnamento, anche se non vedo l’ora di tornare in classe, non credo che le lezioni fatte siano state inutili, almeno per me che sono riuscita a seguirne una buona parte. Anche nella mia classe era presente un ragazzo che non disponeva di dispositivi adatti a seguire la lezione, e la mia scuola ha messo a sua disposizione un computer.”

Questi sono due esempi chiave di come alcune scuole del nostro paese hanno tentato di ridurre il divario digitale che purtroppo è ancora un problema importante a livello nazionale. In conclusione il corpo scolastico e la maggioranza degli alunni si è trovato discretamente soddisfatto dell’adesione temporanea della scuola al mondo dell’informatica e della rete, funzionale in un periodo d’emergenza, ma che non può e non deve sostituire la normalità fisica dell’ambiente scolastico fatto di socialità e contatto, e dell’insegnamento, che non può avvenire da dietro un monitor.