Nel suo viaggio apostolico in Slovacchia, in occasione della Divina Liturgia bizantina di San Giovanni Crisostomo celebrata a Prešov, Francesco ha esortato i fedeli presenti a non aspirare a un cristianesimo trionfalistico, prendendo spunto dal passo del vangelo di Giovanni (Gv 19,35) in cui l’evangelista, sotto la croce, contempla Gesù, già morto, appeso al legno, e scrive: «Chi ha visto ne dà testimonianza». 

Dalle parole del Papa è interessante estrapolare un paio di passaggi: 

[...] Come possiamo imparare a vedere la gloria nella croce? Alcuni santi hanno insegnato che la croce è come un libro che, per conoscerlo, bisogna aprire e leggere. Non basta acquistare un libro, dargli un’occhiata e metterlo in bella mostra in casa. Lo stesso vale per la croce: è dipinta o scolpita in ogni angolo delle nostre chiese. Non si contano i crocifissi: al collo, in casa, in macchina, in tasca. Ma non serve se non ci fermiamo a guardare il Crocifisso e non gli apriamo il cuore, se non ci lasciamo stupire dalle sue piaghe aperte per noi, se il cuore non si gonfia di commozione e non piangiamo davanti al Dio ferito d’amore per noi. Se non facciamo così, la croce rimane un libro non letto, di cui si conoscono bene il titolo e l’autore, ma che non incide nella vita. Non riduciamo la croce a un oggetto di devozione, tanto meno a un simbolo politico, a un segno di rilevanza religiosa e sociale. [...] Ma penso anche ai nostri tempi, in cui non mancano occasioni per testimoniare. Qui, grazie a Dio, non c’è chi perseguita i cristiani come in troppe altre parti del mondo. Ma la testimonianza può essere inficiata dalla mondanità e dalla mediocrità. La croce esige invece una testimonianza limpida. Perché la croce non vuol essere una bandiera da innalzare, ma la sorgente pura di un modo nuovo di vivere. Quale? Quello del Vangelo, quello delle Beatitudini. Il testimone che ha la croce nel cuore e non soltanto al collo non vede nessuno come nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per cui Gesù ha dato la vita. Il testimone della croce non ricorda i torti del passato e non si lamenta del presente. Il testimone della croce non usa le vie dell’inganno e della potenza mondana: non vuole imporre sé stesso e i suoi, ma dare la propria vita per gli altri. Non ricerca i propri vantaggi per poi mostrarsi devoto: questa sarebbe una religione della doppiezza, non la testimonianza del Dio crocifisso. Il testimone della croce persegue una sola strategia, quella del Maestro: l’amore umile. Non attende trionfi quaggiù, perché sa che l’amore di Cristo è fecondo nella quotidianità e fa nuove tutte le cose dal di dentro, come seme caduto in terra, che muore e produce frutto.

Adesso i sovranisti di tutto il mondo avranno capito di essere stati smascherati? E in Italia, le varie Meloni e i vari Salvini avranno capito di essere stati smascherati nella loro bieca doppiezza? Salvini e Meloni sanno cosa sono le Beatitudini (riportate nel linguaggio odierno potremmo definirle le tavole della legge 2.0 oppure una revisione costituzionale dei dieci comandamenti) e che quanto loro "professano" non ha nulla a che vedere con il Vangelo e, quindi, con il cristianesimo? Salvini e Meloni avranno capito, adesso, che tra loro e il cristianesimo di cui si pretendono paladini non c'è alcuna corrispondenza?