In un rapporto del Centro Studi di Unimpresa pubblicato recentemente è contenuta una sintesi dei risparmi delle famiglie italiane divisi nelle diverse aree di allocazione.
Il totale di 5.733 miliardi di euro è un numero enorme che proviene sicuramente dal passato me che è in continua crescita per le seguenti cause :
- Nelle famiglie non si fanno più figli e quindi le risorse economiche destinate alla loro crescita e formazione avanzano.
- L’ invecchiamento della popolazione va inevitabilmente verso il risparmio sia per motivi di salute sia per mancanza di volontà’ di iniziare nuovi lavori. Il detto ricorrente tra i miei anziani di famiglia è sempre stato “ve lo farete voi quando non ci sarò più”.
- Trattandosi di soldi che non servono per le spese correnti i rendimenti finanziari per interessi e cedole vengono reinvestiti.
- La parziale evasione fiscale favorisce il risparmio perché’ le spese correnti vengono coperte dal “contante” e quanto proveniente in forma tracciabile va a risparmio.
- Non esiste più la necessità di comprare casa perché’ la maggior parte delle famiglie la possiede di proprietà.
- L’auto si acquista con il finanziamento che si traduce in una rata mensile senza alcun intervento sul capitale investito.
A conclusione di questa prima sommaria analisi si trova una conferma nell’aumento sistematico dei risparmi di 250 miliardi di euro all anno dal 2019 ad oggi e non è ipotizzabile un cambiamento significativo nel breve e medio periodo.
Purtroppo questo apparente benessere ha un effetto negativo sull’ economia del paese perché’ per fare crescita occorre che il denaro si muova passando di mano in mano e generando valore aggiunto. Imprese a capitale privato non ne nascono più da anni e le poche rimaste presentano segni d cedimento.
Non so se è un caso ma nella mia città negli anni 60-70 erano presenti 30 ditte nate tutte dal capitale privato oggi ne è rimasta una.
Quindi la domanda è che cosa fare di questo denaro che non serve e la prima risposta “naturale” è tassarlo.
Una piccola patrimoniale aggiuntiva a quanto già esistente dell’ 1% ( uno per cento !) porterebbe nelle casse dello Stato 57 miliardi di euro all’ anno sufficienti per raggiugere il pareggio di bilancio .
È una tassa “giusta” perché:
- E’ perfettamente allineata con i dettami della Costituzione ( articolo 53 ) che stabilisce che il prelievo fiscale deve avvenire dove ci sono i soldi. Non è cosi per molte tesse correnti tipo Iva, Accise, IMU, Tasi, Tari, Bollo auto.
- Non ha conseguenze sulle spese essenziali delle famiglie perché’ si va a tassare un “avanzo “del loro bilancio.
- E’ confrontabile con le oscillazioni medie delle borse ( +/- 1%) che in un giorno possono compensare immediatamente quanto prelevato in un anno.
- Visto che la crescita del risparmio è molto maggiore l’ unico effetto sarebbe sulla riduzione della stessa ma non sul capitale investito.
- Potrebbe rappresentare un incentivo a spendere di più e a risparmiare meno.
Le conseguenze positive sui conti pubblici sarebbero epocali perché:
- Il pareggio di bilancio ferma la crescita del debito.
- L’Italia può diventare una paese di serie A nella classifica delle società di Rating con la conseguente emissione di titoli a interessi più bassi.
- La combinazione delle due di cui sopra può portare nel medio termine alla graduale riduzione del debito con un messaggio al mondo finanziario ancora più rafforzato.
- Scongiurato il rischio del default si creano le condizioni per una ripresa vera basata su investimenti nazionali e stranieri fatti in Italia per produrre prima di tutto per gli italiani creando lavoro vero e riducendo le importazioni.
- L’ incremento del PIL è scontato e comunque superiore agli attuali “ zero virgola “ che sono un chiaro indice di stagnazione.
Si tratta di un’idea che avrà pochi favorevoli e molti contrari e tra questi ci sono i sostenitori della riduzione incondizionata delle tasse senza alcuna ipotesi di riduzione delle spese e con il rischio che l’ aiuto alle famiglie vada a finire a risparmio con un evidente danno erariale!