Il figlio di 10 anni è vittima di bullismo: viene preso in giro da un ragazzo 16enne in una sala giochi. Il ragazzo più grande si pulisce le sue scarpe, sporche, sui vestiti del ragazzino, che si sente umiliato e racconta tutto ai genitori.

I genitori si presentano in sala giochi. Risutato? Una lite con spranghe e stecche da biliardo e tutti denunciati.

Questo è quanto è accaduto a Ragusa, ma che poteva e può accadere in qualsiasi altra parte d'Italia, perché è simbolo di una società che è arrivata ai ferri corri con lo Stato, con la giustizia, con chi la amministra.

Una società che ogni giorno vive leggendo sempre di nuovi atti di bullismo, di ragazzi che per questo arrivano a suicidarsi. Il gesto dei genitori è da condannare, ma quando intorno si ha la sensazione, se non la certezza, che la giustizia non faccia il suo corso, allora si pensa che per tutelate il proprio figlio sia necessario intervenire.

È ormai sempre più urgente la necessità di istituire delle lezioni di legalità, di educazione, partendo dalla scuola, forse fin dalle elementari. Educare, può evitare di arrivare a situazioni che, alla fine portano ad una giustizia applicata con regole personali, che equivale a metter fine ad un'ingiustizia con un'altra ingiustizia, creando spirali a volte inarrestabili.