Facebook ci ripensa e annuncia che nei prossimi giorni riprenderà a pubblicare le notizie anche in Australia
Siamo lieti di essere stati in grado di raggiungere un accordo con il governo australiano e apprezziamo le discussioni costruttive che abbiamo avuto con il Tesoriere Frydenberg e il Ministro Fletcher nell'ultima settimana. Abbiamo costantemente sostenuto una struttura a supporto dell'innovazione e della collaborazione tra piattaforme online ed editori. Dopo ulteriori discussioni, siamo soddisfatti che il governo australiano abbia accettato una serie di modifiche e garanzie che affrontino le nostre preoccupazioni principali sull'autorizzazione di accordi commerciali che riconoscano il valore che la nostra piattaforma [Facebook, ndr] fornisce agli editori rispetto al valore che riceviamo da loro. Come risultato di queste modifiche, ora possiamo lavorare per promuovere i nostri investimenti nel giornalismo di interesse pubblico e ripristinare le notizie su Facebook per gli australiani nei prossimi giorni.
Quella sopra riportata è la dichiarazione rilasciata lunedì da Facebook in cui la società californiana annuncia di rivedere la sua scelta di non diffondere più, dalla sua piattaforma, notizie pubblicate dai media australiani.
Il "contrordine, australiani" è stato giustificato così dal vicepresidente Campbell Brown, Global News Partnerships:
"Dopo ulteriori discussioni con il governo australiano, siamo giunti a un accordo che ci consentirà di sostenere gli editori che scegliamo, inclusi piccoli editori locali. Stiamo ripristinando le notizie su Facebook in Australia nei prossimi giorni.In futuro, il governo ha chiarito che manterremo la facoltà di decidere se le notizie possano essere pubblicate su Facebook in modo da non essere automaticamente oggetto di una trattativa forzata.È sempre stata nostra intenzione sostenere il giornalismo in Australia e in tutto il mondo e continueremo a investire in notizie a livello globale, ma resisteremo agli sforzi dei media nel pretendere di far approvare quadri normativi che non tengano conto del vero scambio di valore tra editori e piattaforme come Facebook."