(di Vincenzo Petrosino, Salerno) Spesso chiamiamo "bestie" gli animali per distinguerli dall'uomo... pensante. Spesso, però, le bestie non sono gli animali e non sempre gli umani sono esseri pensanti come ci dimostra la seguente storia realmente accaduta.
Da qualche tempo, siamo abituati a leggere e ascoltare storie tristi di omicidi e violenze.
Sembra che le nostre vite siano tutte scandite da fatti di cronaca di questo tipo e spesso quale diversivo, ormai per molti, non c’è altro che l’emulazione della stessa violenza , la curiosità morbosa di andare sui luoghi dei fatti per fotografare i risultati della nostra profonda decadenza morale, affettiva e comportamentale…
Spesso la presunzione, la voglia di primeggiare sugli altri, il desiderio di possesso, il pensiero di possedere un finto potere e l’arroganza di affermarlo “ci rende simili agli animali”… e spesso parliamo di… belve!
Allo stadio si genera violenza, sul lavoro si generano conflitti, violenze e soprusi, anche i parlamentari litigano e spesso violentemente. Litigano i padri con i figli, i figli ammazzano i padri e viceversa, così come tra loro gli amici… La strada è spesso teatro dei fatti più strani e incivili. Ancora usiamo la parola "bestia" per indicare comportamenti anomali. Si litiga nella casa "del grande fratello", si litiga "all’isola dei famosi" e in diretta tv, esempi eclatanti di contenuti validi per essere portati ad esempio. Certo, mi viene da riflettere sulle parole animale, bestia…. belva… che spesso usiamo quando un comportamento è anomalo.
Queste parole possono offendere una categoria di esseri viventi che purtroppo non può scrivere su un quotidiano e che merita almeno un tentativo di difesa.
Vi racconto la storia di una "bestia" anzi di due "animali tutt’ora viventi". Nel gennaio dell’anno 2008 mentre mi aggiravo tra i monti vicino a dove abito, tra la neve e sotto dei rovi intravedo qualcosa che si muoveva. Incuriosito e nonostante nevicasse, arrampicandomi sulla scarpata innevata, entro in contatto con "la bestia", all’epoca bestiolina.
Un tenero piccolo batuffolo di qualche mese inserito profondamente in una cavità naturale coperta da arbusti spinosi.
Fu vano qualsiasi tentativo di avvicinamento e contatto con la "bestiolina" e nonostante la mia grande capacità di relazionarmi con gli animali non mi è stato mai possibile negli ultimi anni avvicinarmi ad un lupo.
Questo è il suo nome: lupo, un cane abbandonato dall’uomo e vissuto in cattività tra i monti e che non mi ha mai consentito un contatto che superasse una distanza di trenta centimetri.
Ho cresciuto lupo in cattività sui monti dov’è nato. La bestia mi ha dimostrato sempre il suo affetto rispondendo a qualsiasi ora del giorno o della sera al mio richiamo…
Osservando il suo comportamento ho visto la sua nobiltà di animale libero e fiero, ma specialmente il suo altruismo e desiderio di aiutare i suoi simili.
Su questi monti molti cosiddetti "uomini" e "donne" usano portare i cuccioli e i cani indesiderati. Spesso usano abbandonarli, come fanno "con i bambini nei cassonetti" in piena montagna . Molti di essi muoiono o vengono feriti dalle auto.
Lupo… non so come faccia, ma ha sempre cercato di accogliere i suoi simili e proteggerli. Non è stato mai indifferente nel vedere un suo simile ferito , l’ho trovato una volta seduto accanto ad un cane morente mentre cercava di accudirlo.
In questi anni ha perso molti amici per vari incidenti. Forse ho assistito in questi anni, "nelle vicinanze della giungla della città di Salerno" al vero comportamento di "una bestia", alle coccole che faceva e ha fatto alla sua compagna e a tante manifestazioni di affetto e amore.
Ecco, come tutte le storie anche lupo crescendo ha messo su famiglia accogliendo una splendida cucciola abbandonata di lupa nera, che ha protetto, e alla quale ha insegnato i pericoli della montagna e delle strade.
A "lei" ha probabilmente insegnato che è molto meglio stare alla larga dal genere umano, da quelli che camminano su due zampe e decidono spesso della vita anche degli animali… Lupa nera è diventata adulta e… quale cosa più bella poteva accadere se non un parto di otto cuccioloni in un posto segreto, scavato con le zampe e con l’amore di "bestie" in un profondo cunicolo che io ho trovato sulle pendici di un castagneto?
Non so quanto tempo hanno impiegato per costruire quella profonda e ingegnosa tana che io "ho profanato" e che ho cercato per giorni tra i castagneti, in fermento per la raccolta. Ho visto davvero cos è l’amore guardando negli occhi questi due "animali".
Non mi capitava da molto tempo con gli uomini!
Ho capito che mi permettevano per la prima volta di avvicinarli, perché avevano bisogno di aiuto, mi hanno permesso di affacciarmi alla tana e attirare a me i cuccioli per sfamarli.
Come uomo sento il bisogno e la necessità di non raccontare il segreto della tana "delle bestie" sui monti…
Continuo a recarmi sulle montagne senza lasciare traccia come "uomo"... e da questo contatto e dagli sguardi e dalle leccatine di questi cuccioli frutto dell’amore di una storia incredibile di due "animali solitari", penso e sono certo di aver imparato molto di più di quanto vedo osservo e vivo quotidianamente nella mia vita quotidiana professionale edi relazione con gli altri.
Grazie "bestie".