Il Tav, la battaglia persa in partenza che rischia di rompere l'alleanza tra Lega e 5 Stelle
«Minacciare di far cadere il governo come dice il ministro Salvini è da irresponsabili. Io voglio andare avanti per tutti i cittadini che credono in questo governo. Penso soprattutto a quegli italiani che aspettano il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 e a tutti i truffati dalle banche che credono negli aiuti che gli abbiamo promesso.»
Luigi Di Maio ha risposto così alle dichiarazioni di Matteo Salvini, colui che finora ha preso in mano le redini del Governo, interpretando il ruolo di premier e quello di altri ministri: economia, esteri, sviluppo, lavoro, salute...
Un ruolo, quello di Salvini, interpretato con molta maestria e con molto mestiere, intestandosi battaglie già vinte in partenza.
La dichiarazione di Di Maio, riportata in precedenza, ha seguito quella di Salvini che annunciava l'opposizione della Lega a qualsiasi stop al Tav, a partire dai bandi che Telt già da lunedì dovrebbe pubblicare, anticipando un muro contro muro ("vediamo chi la testa più dura"), in parte smentito questa mattina in una intervista a Rtl:
"Nel contratto c'è la revisione dell'opera che è giusta. Si possono tagliare spese, strutture. È giusto chiedere più contributi all'Europa e alla Francia. Non si può fermarla e conto che il buon senso prevalga", ribadendo però che la scelta va fatta.
Di Maio, dopo aver sbracato nei mesi scorsi spalancando cancelli e creando autostrade al consenso leghista, rinunciando o rivedendo molte promesse fatte dai 5 Stelle in campagna elettorale, adesso si è accorto che non può cedere anche sul Tav.
Il problema per lui, però, è che il no al Tav è una battaglia persa in partenza, più di quanto non lo fosse quella dell'Ilva e quella legata al no alla Tap. Ragioni burocratiche, economiche e politiche rendono impossibile rivedere l'opera, a meno che anche la Francia nel frattempo non avesse cambiato idea. Ma così non è.
Adesso, Di Maio cerca di rimandare il problema e di creare le condizioni per trovare un colpevole che scagioni i 5 Stelle da qualsiasi responsabilità nel momento in cui dovranno accettare il sì all'opera.
Il Tav si farà, comunque. Resta da vedere quando.
5 Stelle e Lega nelle prossime settimane devono votare per reddito di cittadinanza, quota 100, legittima difesa, scudo a Salvini... tutti provvedimenti che sono necessari, per ragioni diverse, alle due forze politiche. La decisione sul Tav potrà essere usata come merce di scambio... o potrà anche essere la causa di una frattura che porterebbe ad una crisi di governo.
Paradossalmente, anche se il Tav è all'origine dei dissidi, prodromi a qualsiasi possibile scenario sul futuro politico del Paese, dalla crisi di Governo fino alle elezioni politiche, nonostante tutto la tratta ad alta velocità tra Torino e Lione verrà comunque realizzata.