La scorsa settimana, Virginia Raggi, con un'enfasi degna di miglior causa, annunciava di aver avviato la procedura di concordato preventivo come via d'uscita per risolvere i problemi finanziari di Atac, la municipalizzata del trasporto pubblico romano.
Tra i vari passaggi che caratterizzeranno questo percorso, da segnalare quello di giovedì 7 settembre con il Consiglio straordinario sulla situazione e il futuro della municipalizzata. Già, perché la questione è proprio riassumibile nel termine futuro, dato che il concordato preventivo per ridurre gli 1,3 miliardi di debiti dell'azienda è soggetto all'approvazione dei creditori sotto l’egida del tribunale. Non certo una procedura il cui esito possa essere definito scontato.
Per questo, in gioco ci sono anche i sindacati che chiedono chiarezza sul futuro dell'azienda e sulla salvaguardia di posti di lavori e stipendi. Un primo incontro è previsto per mercoledì 6 settembre tra l'assessore ai Trasporti del comune di Roma Linda Meleo e le tre sigle Cgil, Cisl e Uil.
A preoccupare i sindacati sono state anche le parole dell’assessore alle Partecipate Massimo Colomban, che ha dichiarato come "in Atac il numero dei dipendenti sia superiore di almeno il 10-15 per cento, se si tiene conto della produttività, rispetto ad aziende analoghe di altre città italiane."
Il timore dei sindacati sul taglio dei salari è invece relativo a "voci" interne all'Atac che hanno parlato di un possibile taglio del salario accessorio, cioè della contrattazione di secondo livello, che può essere quantificato tra i 200 e 400 euro mensili a dipendente.
Quindi, oltre a creditori e tribunale, per Virginia Raggi si apre adesso anche il non meno impervio confronto con i sindacati e, di riflesso, con i dipendenti di Atac, la cui gestione è stata sicuramente uno dei problemi che hanno causato l'attuale situazione dell'azienda.