Nell'intervista rilasciata ieri a Repubblica (una serie di domande preconfezionate, se non concordate, in cui non si fa neppure un vago accenno all'apartheid), il premier Netanyahu ha commentato le imponenti proteste in atto da nove settimane nello Stato ebraico contro la riforma della Giustizia, come dimostrazione della solidità del sistema democratico israeliano, che ne uscirà rafforzato.

Netanyahu si fa forza dei numeri della maggioranza e non si preoccupa affatto delle proteste che hanno luogo in tutta Israele, anche questo giovedì, che è ormai diventato un appuntamento fisso per i manifestanti, che si aggiunge a quello del sabato.

Gli israeliani scesi in strada, tra l'altro, hanno bloccato per parte della mattinata una delle arterie principali di Tel Aviv per impedire l'accesso all'aeroporto Ben Gurion, in modo da ritardare la partenza di Netanyahu per Roma. Il premier israeliano è arrivato però all'aeroporto in elicottero e lì ha avuto un colloquio con il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, sull'Iran e sulla possibilità che quel Paese possa dotarsi di un arsenale atomico. 

Con Giorgia Meloni invece, oltre che di questioni economiche che riguarderanno il coinvolgimento dell'Eni nel gasdotto che dalle coste israeliane arriverà in Europa, Netanyahu parlerà della possibilità da parte dell'Italia di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico.

Nonostante il premier e i suoi ministri, buona parte dei quali siano i principali rappresentanti dei partiti che supportano gli estremisti delle colonie illegalmente realizzate in Cisgiordania, pretendano di far credere che la vita politica proceda normalmente, aumentano ogni giorno che passa i segnali di sfaldamento dell'unità nazionale che finora aveva costituito la forza vitale, anche dal punto di vista della sicurezza, in Israele.

Ad esempio, ad aggiungersi a coloro che protestano contro la riforma della Giustizia ci sono adesso anche i riservisti, che costituiscono una parte importante, se non fondamentale, dell'esercito israeliano. Nelle ultime ore, i riservisti dell'aeronautica richiamati per un corso di aggiornamento, hanno fatto sapere di non essersi presentati. Il problema? Che con la riforma della Giustizia, vi possano essere da parte del Governo, senza più l'argine della Corte suprema, richieste di interventi militari che possano poi renderli colpevoli di violazione dei diritti umani e penalmente perseguibili presso la Corte Penale dell'Aia.

E a proposito di violazione di diritti, un paio di giorni fa l'esercito israeliano ha fatto nuovamente irruzione nel campo profughi di Jenin dove ha ucciso, stavolta, sei militanti , in una operazione antiterrorismo che ha portato all'arresto di un palestinese accusato di aver ucciso due coloni israeliani a Huwara.