In India il 16 agosto, prima di cospargersi di benzina e darsi fuoco, una donna ed un suo amico avevano spiegato il motivo del loro gesto in un diretta Facebook.

La donna aveva accusato Atul Rai, un parlamentare del partito Bahujan Samaj (BSP), di averla violentata nella sua casa di Varanasi. A seguito di ciò, lo aveva denunciato alle autorità nel maggio 2019. Rai, nonostante avesse negato l'accusa, è stato arrestato un mese dopo ed è in carcere da due anni.

Lo scorso novembre, però, il fratello di Rai ha accusato la donna vittima dello stupro di aver mentito. Un'accusa "falsa", ma nonostante ciò all'inizio di questo mese un tribunale ha emesso un mandato d'arresto esecutivo nei suoi confronti.

Così, la donna ed il suo amico, dallo Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh, si sono recati nella capitaleDelhi e, dopo aver accusato  diversi funzionari di polizia e persino un giudice di collusione con i fratelli Rai, si sono dati fuoco fuori dalla Corte Suprema indiana.

I due sono stati ricoverati in gravissime ustioni. L'uomo è morto sabato. La donna è morta martedì sera.

Nonostante questa vicenda abbia scosso l'intero Paese,  martedì sera una studentessa universitaria è stata aggredita e stuprata nello Stato meridionale del Karnataka da cinque uomini che prima avevano selvaggiamente picchiato il ragazzo che stava con lei. Entrambi sono stati ricoverati in gravi condizioni in un ospedale di Mysore.

La vicenda è simile a quanto già accadde ad una studentessa di Delhi, aggredita nel dicembre del 2012, e morta per le ferite riportate: in quell'occasione la testimonianza del ragazzo che l'accompagnava fu utile per identificare e far arrestare i colpevoli.

Anche se da allora vi è stato un inasprimento delle pene, lo stupro continua a rimanere un crimine frequente in India, tanto che una donna viene violentata ogni quindici minuti.