Nell’era del turismo globale e del tanto declamato overtourism, le destinazioni minori guadagnano sempre più attenzione. Luoghi, spesso lontani dalle grandi città e dalle mete turistiche tradizionali, riescono ad offrire esperienze autentiche e una connessione più profonda con il territorio, centralità di uno dei segmenti turistici più in voga: il turismo esperienziale.

Rappresentano indubbiamente un'alternativa al turismo di massa, rispondendo alla crescente domanda di esperienze uniche e autentiche, alla ricerca di tradizioni, alla cucina e ai paesaggi e a un disperato bisogno di ritorno alle forme e alle abitudini del passato, quando la ricerca di una “vita sana” non era pericolosamente compromessa dall’assiduo lavoro e dalla spasmodica corsa al denaro, questa soprattutto per una condizione di “status sociale”. Le destinazioni minori presentano un fascino originale che può essere valorizzato per attrarre differenti segmenti di turisti in cerca di esperienze autentiche e lontane dal turismo di massa.

L’approccio non è assolutamente semplice e comunque non paragonabile all’abbondante “pesca” delle destinazioni famose ma certamente non impossibile, anzi. È necessario adottare strategie mirate e assolutamente innovative senza cadere nell’offerta stereotipata ed impersonale della maggior parte degli alberghi, incentrata su un’immagine di camera uniforme e “saponetta minuscola” dove ancora vige l’adagio “abbiamo sempre fatto così”. Una buona amministrazione locale deve supportare lo sviluppo dell’area e scongiurare carenze quali ad esempio quelle legate ai trasporti o alle reti stradali inadeguate e ancor di più, l’implementazione di pratiche sostenibili per preservare il patrimonio naturale e culturale dell’area attraverso investimenti periodici oltre a sensibilizzare costantemente gli attori principali della filiera.

Non bisogna dimenticare che la chiusura di una struttura alberghiera in una destinazione potenzialmente d’appeal sul mercato turistico, rappresenta una sconfitta per tutto il territorio con conseguente perdita di posti di lavoro e relativo spopolamento dell’area, soprattutto giovanile. Lo sviluppo alberghiero nelle destinazioni minori è comunque un settore in piena crescita, ricco di opportunità per chi sa coglierle. Con una visione innovativa e una strategia ben pianificata, le strutture alberghiere possono diventare veri e propri motori di sviluppo per un auspicato aumento dei flussi verso le cosiddette destinazioni minori, una condizione che ha avuto negli ultimi anni una costante fase ascensionale che ha di fatto rigenerato intere zone a vocazione turistica con un trend alimentato fortemente dall’ultima e gravosa pandemia.

Personalmente sono stato testimone e fautore di questo passaggio grazie ai numerosi anni trascorsi di proposito, nella gestione di strutture alberghiere in località minori dove non esistono battute con “abbondante pesca” e tutto ciò che arriva è il risultato di sacrifici e di sinergie comuni con un’offerta creata unicamente grazie alle peculiarità del territorio e soprattutto dall’offerta alberghiera. Le destinazioni minori offrono spesso un patrimonio culturale, naturale e gastronomico unico ed è essenziale integrare queste caratteristiche nell’offerta dell’hotel anche attraverso la sinergia con stakeholder territoriali come gli organizzatori di eventi della tradizione locale o ancora, i narratori delle storie e della cultura locale quali guide turistiche o attori dello storytelling.

Bisogna sapersi ben differenziare per attrarre turisti! Un’identità forte e ben definita può fare la differenza a partire dalla struttura ricettiva, bisogna esaltare stili ed offerta in linea con il territorio e raccontare la storia dell’albergo e della comunità locale attraverso i social ed il sito web e ancor di più tramite l’ausilio di influencer. La visibilità online è cruciale per attirare turisti.

Altra leva di persuasione è il prezzo.

Non capisco come ancora oggi vi sia una riluttanza da parte di alcuni alberghi a gestire prezzi in modo elastico e a offrire sconti in relazione al momento in cui avviene l’offerta perché una camera invenduta è una perdita economica proprio per la natura di non poter immagazzinare un prodotto turistico e venderlo successivamente. All’estremo opposto, mi dissocio dall’enorme orda di Guru che professa insperati successi di vendita unicamente dalla “stanza dei bottoni” coadiuvati da giovani adepti che colmi di fondamenti teorici, nella maggior parte dei casi non hanno vissuto esperienze sul campo.

La gestione del “pricing” a mio avviso è una prerogativa che necessità di profonda conoscenza dei costi e del territorio di ubicazione oltre al posizionamento per offerta e qualità dei servizi della struttura in un’ipotetica classificazione a cura dei buyer. Questo mix è alla base del revenue management e risponde in modo efficace nella gestione del pricing, assumendo in alcuni casi una condizione di una “forbice ampia” tra prezzo minimo e prezzo massimo offerto ed estratto da tre grandi linee:

  • Prezzi basati sui costi (mark-up)
  • Prezzi relativi al valore percepito dal potenziale buyer
  • Prezzi relativi al territorio di ubicazione e alla stagionalità

Concludendo, attrarre turisti in alberghi situati in destinazioni minori richiede creatività, impegno e una visione strategica grazie a un buon mix di competenze ed esperienze vissute. Valorizzando il territorio, puntando sull’autenticità e sfruttando le opportunità offerte dal marketing digitale è possibile trasformare una destinazione poco conosciuta in un luogo ambito dai viaggiatori. In questo modo, la struttura non solo aumenterà la propria visibilità, ma contribuirà anche al rilancio economico e culturale della comunità locale.