Una ricerca di Franco Garelli sulla religiosità tra i 18 e i 29 anni. Il fenomeno è più diffuso al Nord e tra quanti hanno frequentato l’università.
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inviato da osipensaosicrede01 - 21/08/2016 - 07:52
""" Nel nostro paese Piccoli atei crescono. S’intitola così la ricerca curata dal sociologo Franco Garelli sulla religiosità degli italiani con età compresa tra i 18 e i 29 anni (Il Mulino, pp. 231, € 16). I risultati attestano che, in effetti, la secolarizzazione avanza tra i giovani del Belpaese, pur avendo ricevuto questi ultimi, per oltre il 90%, battesimo e prima comunione, e per il 77%, la cresima. L’Italia, un tempo «cattolicissima», è dunque ancora densamente popolata di battezzati sempre meno evangelizzati. """
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inviato da osipensaosicrede01 - 21/08/2016 - 08:08
Tempo un paio di generazioni e la chiesa si ridurrà ad un ristretto club di tesserati.
Finirà finalmente la "pretesa dei preti" (nome omen) di autonominarsi istruttori A PAGAMENTO del modo di stare al mondo !
Poi questo chiarisce anche che le tanto strombazzate GMG, per i partecipanti, altro non sono che occasioni di incontro, campeggio e **promiscuità** fuori di casa !
^_^
Finirà finalmente la "pretesa dei preti" (nome omen) di autonominarsi istruttori A PAGAMENTO del modo di stare al mondo !
Poi questo chiarisce anche che le tanto strombazzate GMG, per i partecipanti, altro non sono che occasioni di incontro, campeggio e **promiscuità** fuori di casa !
^_^
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inviato da utente non registrato - 21/08/2016 - 10:23
Cristiani in Italia 53,5 milioni
Atei in Italia 4 milioni
I dati si commentano da soli
Atei in Italia 4 milioni
I dati si commentano da soli
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inviato da osipensaosicrede01 - 21/08/2016 - 11:55
In Italia i 53,5 milioni (?) sono di BATTEZZATI loro malgrado, quelli che non gliene frega niente sono la maggior parte, ma quello che conta è che man mano con le nuove generazioni il numero di questi AUMENTA COSTANTEMENTE.
Questi sono i dati che si commentano da soli...
Questi sono i dati che si commentano da soli...

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inviato da Gino Tarocci - 21/08/2016 - 11:58
Questi i dati Eurispes 2015, pubblicati da SIR, l'agenzia stampa della CEI.
La quota dei praticanti risulta essere quasi dimezzata rispetto a quella dei non praticanti (25,4% vs 45,7%). Rispetto al 2014, la fetta di italiani cattolici scende del 4,1%, accompagnata dalla riduzione dei praticanti passati dal 33,1% del 2014 al 25,4% del 2016. Aumenta parallelamente il numero di chi non è cattolico, dal 19,9% al 21,4%, rappresentati soprattutto dai giovanissimi (28,8%). Chi si dichiara cattolico praticante è soprattutto di sesso femminile (30,6%), circa 10 punti percentuali sopra gli uomini (20,6%) mentre c’è equilibrio fra i non praticanti (46,1% di uomini e 45,3% di donne). Solo il 5,3% dei cattolici partecipa più volte alla settimana alla Santa Messa, dato che si può dire stazionario visto che nel 1991 era il 5,9%. Il 31% assiste in occasione delle principali festività religiose e il 21,1% solo di particolari celebrazioni (battesimi, comunioni, cresime, funerali, etc.). Un cattolico su cinque (20,5%) partecipa alla Santa Messa la domenica, in leggero calo rispetto al 1991 (24,4%), mentre il 14,8% si limita a una frequenza di una o due volte al mese (15,2% nel 1991). Il 7,4% infine non partecipa mai alla liturgia.
La preghiera. Secondo Eurispes i cattolici italiani si recano in Chiesa per pregare (il 53,1%) e per tradizione familiare (il 18%). L’8,7% ammette di ricorrere alla fede per trovare la forza nei momenti dolorosi. Recita il Rosario un cattolico su cinque (il 20,6%), si confessa solitamente il 27,2% mentre si dedica alla lettura di Vecchio e Nuovo Testamento il 28,5%. Solo il coinvolgimento nelle iniziative benefiche organizzate dalla parrocchia di appartenenza arriva al 31,4%. Si prega quando si chiede l’aiuto di Dio nelle difficoltà (21,8% rispetto al 13,8% registrato nel 1991) o perché è un’abitudine ricorrente per il 27,7%. Chi prega per ringraziare Dio nei momenti felici riguarda un cattolico su dieci (10,3%). Il 16,1% prega solo in occasione di celebrazioni religiose, con un significativo incremento rispetto al 1991 (+6,4%) seguiti da un 14,6% che afferma di ricorrervi nei momenti tristi (nel 1991 erano il 23,7%). Infine, a non pregare mai, pur essendo cattolico, è il 7,1%.
La partecipazione alla Messa. Chi partecipa alla Messa più volte la settimana (13,1%) e tutte le domeniche (28,2%) sono gli over 65. I 35-44enni sono al primo posto invece fra coloro che assistono una o due volte al mese (21,3%), mentre i più giovani, sia 18-24enni sia 25-34enni, raggiungono oltre il 37% se si tratta di essere presenti alla funzione in occasione delle principali festività religiose. Nel caso di battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e funerali, sono ancora i giovanissimi, i 18-24enni, a rappresentare il gruppo più significativo (27,5%). I dati rispecchiano le quote riportate nella tabella dei credenti: i cattolici maturi sono il 75,8%, seguiti dai 45-64enni (72,4%), dai giovani fra i 25 e i 34 anni (70,8%), i 18-24enni (66,4%) e, in ultimo, i 35-44enni (65,9%). Tuttavia, fra i giovanissimi si riscontra il numero più esiguo di credenti praticanti (13,5%).
I sacramenti. È il battesimo il sacramento a cui i cattolici italiani conferiscono più valore, stando all’ultimo Rapporto Eurispes. I fedeli che assegnano «molta» e «abbastanza» importanza al battesimo sono al 87,9%, seguiti da chi sceglie il matrimonio (84,2%), l’eucarestia (78,2%) e la cresima (77,2%). La confessione si ferma al 64,4%. Più disillusi sui sacramenti sono coloro che non sono sposati e i separati e divorziati. I primi esprimono la percentuale più consistente di quanti ritengono scarsamente importante il battesimo (18%), la confessione (41,8%) e la cresima (31,9%). I secondi hanno un’opinione simile verso l’eucarestia (31,1%) e, comprensibilmente, il matrimonio (24,4%).
La quota dei praticanti risulta essere quasi dimezzata rispetto a quella dei non praticanti (25,4% vs 45,7%). Rispetto al 2014, la fetta di italiani cattolici scende del 4,1%, accompagnata dalla riduzione dei praticanti passati dal 33,1% del 2014 al 25,4% del 2016. Aumenta parallelamente il numero di chi non è cattolico, dal 19,9% al 21,4%, rappresentati soprattutto dai giovanissimi (28,8%). Chi si dichiara cattolico praticante è soprattutto di sesso femminile (30,6%), circa 10 punti percentuali sopra gli uomini (20,6%) mentre c’è equilibrio fra i non praticanti (46,1% di uomini e 45,3% di donne). Solo il 5,3% dei cattolici partecipa più volte alla settimana alla Santa Messa, dato che si può dire stazionario visto che nel 1991 era il 5,9%. Il 31% assiste in occasione delle principali festività religiose e il 21,1% solo di particolari celebrazioni (battesimi, comunioni, cresime, funerali, etc.). Un cattolico su cinque (20,5%) partecipa alla Santa Messa la domenica, in leggero calo rispetto al 1991 (24,4%), mentre il 14,8% si limita a una frequenza di una o due volte al mese (15,2% nel 1991). Il 7,4% infine non partecipa mai alla liturgia.
La preghiera. Secondo Eurispes i cattolici italiani si recano in Chiesa per pregare (il 53,1%) e per tradizione familiare (il 18%). L’8,7% ammette di ricorrere alla fede per trovare la forza nei momenti dolorosi. Recita il Rosario un cattolico su cinque (il 20,6%), si confessa solitamente il 27,2% mentre si dedica alla lettura di Vecchio e Nuovo Testamento il 28,5%. Solo il coinvolgimento nelle iniziative benefiche organizzate dalla parrocchia di appartenenza arriva al 31,4%. Si prega quando si chiede l’aiuto di Dio nelle difficoltà (21,8% rispetto al 13,8% registrato nel 1991) o perché è un’abitudine ricorrente per il 27,7%. Chi prega per ringraziare Dio nei momenti felici riguarda un cattolico su dieci (10,3%). Il 16,1% prega solo in occasione di celebrazioni religiose, con un significativo incremento rispetto al 1991 (+6,4%) seguiti da un 14,6% che afferma di ricorrervi nei momenti tristi (nel 1991 erano il 23,7%). Infine, a non pregare mai, pur essendo cattolico, è il 7,1%.
La partecipazione alla Messa. Chi partecipa alla Messa più volte la settimana (13,1%) e tutte le domeniche (28,2%) sono gli over 65. I 35-44enni sono al primo posto invece fra coloro che assistono una o due volte al mese (21,3%), mentre i più giovani, sia 18-24enni sia 25-34enni, raggiungono oltre il 37% se si tratta di essere presenti alla funzione in occasione delle principali festività religiose. Nel caso di battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e funerali, sono ancora i giovanissimi, i 18-24enni, a rappresentare il gruppo più significativo (27,5%). I dati rispecchiano le quote riportate nella tabella dei credenti: i cattolici maturi sono il 75,8%, seguiti dai 45-64enni (72,4%), dai giovani fra i 25 e i 34 anni (70,8%), i 18-24enni (66,4%) e, in ultimo, i 35-44enni (65,9%). Tuttavia, fra i giovanissimi si riscontra il numero più esiguo di credenti praticanti (13,5%).
I sacramenti. È il battesimo il sacramento a cui i cattolici italiani conferiscono più valore, stando all’ultimo Rapporto Eurispes. I fedeli che assegnano «molta» e «abbastanza» importanza al battesimo sono al 87,9%, seguiti da chi sceglie il matrimonio (84,2%), l’eucarestia (78,2%) e la cresima (77,2%). La confessione si ferma al 64,4%. Più disillusi sui sacramenti sono coloro che non sono sposati e i separati e divorziati. I primi esprimono la percentuale più consistente di quanti ritengono scarsamente importante il battesimo (18%), la confessione (41,8%) e la cresima (31,9%). I secondi hanno un’opinione simile verso l’eucarestia (31,1%) e, comprensibilmente, il matrimonio (24,4%).
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Ultimo Commento
inviato da osipensaosicrede01 - 21/08/2016 - 12:07
Cioè, se si facesse un referendum pro-chiesa.... non si raggiungerebbe il quorum !!!
^_^
^_^
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inviato da osipensaosicrede01 - 21/08/2016 - 12:05
Ma il più bello è che, accertato questo costante distacco della gente dalla chiesa (che porta all'inevitabile conclusione che la sua scomparsa è solo questione di tempo), i profeti di Medjugorie, Fatima, S. Giovanni Rotondo, ecc... NON FANNO UNA PIEGA!!!