Intervistato da “Il Sole 24 Ore”, l’Amministratore Delegato della Rai Roberto Sergio ha parlato del nuovo piano industriale, commentando l’inevitabile vendita delle quote di Rai Way e soffermandosi sul tema del canone e dei tetti pubblicitari.
Roberto Sergio: il Piano industriale che mette in sicurezza la Rai
È stato necessario vendere alcune quote di Rai Way, società per azioni del Gruppo Rai, ma adesso la Tv pubblica può dirsi in sicurezza. “135 milioni di efficienze già dal 2026, ricavi aggiuntivi per 60 milioni e mantenimento della posizione finanziaria netta entro i parametri di sostenibilità: 490 milioni nel 2026”. Sono questi i numeri che, secondo Roberto Sergio, Amministratore Delegato della Rai, dimostrerebbero come le risorse derivate dalla vendita di quote Rai Way abbiano permesso di rafforzare l’equilibrio economico e finanziario dell’azienda. Un’operazione che “non si poteva evitare”, dal momento in cui “serve a supportare un Piano industriale sfidante e ambizioso”. Per una Rai che guarda al futuro, come digital media company, è stato imprescindibile incrementare le risorse per la trasformazione tecnologica e il rafforzamento dell’offerta. “La Rai ha necessità di un certo livello di risorse sotto le quali non si può scendere per garantire un adeguato servizio pubblico”, ha dichiarato Roberto Sergio, evidenziando quella che è una conditio sine qua non.
Roberto Sergio: il tema del canone e dei tetti pubblicitari
A proposito di risorse, quest’anno il canone Rai è stato ridotto da 90 a 70 euro. “Il tema del canone è ogni anno nella disponibilità del Governo e del Parlamento – ha sottolineato Roberto Sergio – C’è stato un progressivo calo accompagnato dal trasferimento in bolletta elettrica per avere un recupero dell’evasione. Per quanto ci riguarda è essenziale la certezza delle risorse per poter rispondere agli obiettivi del Contratto di servizio con risorse necessarie e sufficienti”. Queste ultime ammonterebbero a una cifra tra gli 1,7 e gli 1,8 miliardi. Per quanto riguarda i tetti pubblicitari, l’Amministratore Delegato della Rai ha fatto sapere che l’azienda non è interessata a una revisione della disciplina: “Non avrebbe senso se il dialogo con le istituzioni si mantiene in questi termini, con la consapevolezza del livello di risorse di cui abbiamo necessità. Basterebbe anche solo che fosse dato seguito a quanto contemplato dal Tusma che prevede una revisione del canone sulla base del dato Istat”.