Fine settimana "spaziale", quello che si è concluso domenica, con luci e ombre. Quest'ultime sono state rappresentate dall'insuccesso della simulazione di lancio dello Space Launch System, il mega-razzo della Nasa che fa parte del programma Artemis, con cui l'agenzia spaziale americana ha deciso di riprendere i voli che culmineranno con il riportare nuovamente l'uomo sulla Luna.
Sabato allo Stennis Space Center, in Mississippi, i motori dell'SLS avrebbero dovuto accendersi per otto minuti per simulare la fase di di spinta e salita del razzo, il più grande finora progettato dalla Nasa.
I motori, a partire dal numero quattro, si sono però spenti in successione dopo appena un minuto, a causa di un guasto che ancora deve essere capito dai tecnici.
Se deludente è stato il primo appuntamento, non lo è stato il secondo che ha visto la Virgin Orbit completare con successo il lancio dei suoi primi satelliti.
L'azienda di Richard Branson nata nel 2009 ha utilizzato allo scopo lo stesso principio che è alla base dei suoi viaggi turistici sub-orbitali. Infatti è sotto la pancia di un 747 che viene alloggiato il razzo LauncherOne, lungo 21 metri, che provvederà a trasportare i satelliti in orbita.
Raggiunta la destinazione e la quota minima stabilita, il 747 rilascia il razzo che dopo pochi secondi accende i motori e inizia la sua ascesa. Niente stazioni di lancio, quindi, ma solo dei semplici aeroporti. Un sistema a basso costo che consentirà alla Virgin Orbit di portare nello spazio satelliti con un carico massimo di 500 Kg per ogni lancio.
Il primo tentativo di messa in orbita era stato effettuato nel maggio scorso, ma in quel caso il Launcher aveva avuto un problema con il propellente che alimenta il primo stadio del booster. Stavolta la missione ha avuto pieno successo.
Crediti immagine: Virgin Orbit