La Ong Mediterranea, martedì 2 luglio, ha annunciato di aver ripreso la propria attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Non utilizzerà però la Mare Jonio, ancora sotto sequestro, e neppure i suoi comandanti precedenti, ancora indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, proprio come la "capitana" della Sea-Watch 3, Carola Rackete.

Mediterranea sarà in mare con quella che finora era stata utilizzata come barca di appoggio, la Alex, un due alberi che probabilmente effettuerà, viste le dimensioni, soprattutto attività di ricerca e primo intervento, lavorando in collaborazione con altre due navi di Ong che in questo momento sono presenti nel Mediterraneo, la Open Arms e la Alan Kurdi di Sea-Eye.

Open Arms e Alan Kurdi navigano in una zona di mare tra Lampedusa e Tripoli, in un'area che interessa la "famigerata" SAR libica, affidata ad una Guardia Costiera finanziata dall'Europa e dall'Italia, ma costituita da milizie colluse con i trafficanti di esseri umani. La Alex, nelle prossime ore, raggiungerà anch'essa quella zona di mare.

"Ancora una volta - dichiara in una nota Mediterranea - siamo andati dove non vorremmo essere, perché nessuno dovrebbe più essere ridotto a naufrago per fuggire dalle bombe e dalle torture, e nessuno dovrebbe essere costretto ad andare in mare per difendere i diritti e la dignità delle persone contro la violenza e l’arbitrio di scelte politiche crudeli e illegittime.

Ancora una volta siamo andati dove è necessario essere: in quel Mediterraneo dove oggi si gioca il futuro di tutte e tutti, perché in quel mare annega la nostra umanità, la parte migliore della nostra civiltà giuridica, la speranza di vivere in un mondo libero e più giusto.

Ancora una volta siamo in mare per salvarci".