Il caso del ministro della Cultura è emblematico di una classe dirigente a dir poco inadeguata e stigmatizza il livello medio basso di una classe dirigente asservita al potente di turno.

La prova provata sta in un debito pubblico ai massimi storici, in retribuzioni da fame, in un sistema previdenziale che discrimina tra pensionati di ieri e pensionati di domani, in servizi pubblici inefficienti: dai trasporti alla sanità, dalla giustizia alla scuola, dalla sicurezza al dissesto idrogeologico, è uno sfascio totale!

In buona sostanza i nostri cari politici li paghiamo non per il raggiungimento del bene comune, ma per quello proprio!

Per cui diciamo che del caso del ministro della Cultura neanche vogliamo parlarne, già ci sono i giornaloni e le tv che ne fanno uno show quotidiano. A noi stanno più a cuore i problemi reali e concreti della gente e di come poterli risolvere.

L’unica cosa che possiamo commentare è che i politici vecchio stampo non è che fossero immuni da ‘certe cose’, ma almeno avevano l’intelligenza e il buon gusto di saperle fare, insomma avevano un’altra… c u l t u r a !

Ulteriore, amara constatazione è che chi ieri propugnava “Dio, Patria e Famiglia”, oggi come oggi, a causa delle proprie vicissitudini familiari, deve accontentarsi soltanto del binomio “Dio e Patria”!